Banca, chi ha il conto qui deve mettersi l’anima in pace: chiusura definitiva da questa data | Cercatene un’altra

Interno della banca - foto (C) Teleone.it
In Italia continuano a chiudere, uno dopo l’altro, e i cittadini devono per forza adeguarsi.
Negli ultimi anni, il sistema bancario italiano ha vissuto una profonda trasformazione, segnata da una progressiva riduzione degli sportelli fisici. Secondo i dati di Bankitalia, dal 2010 a oggi sono stati chiusi oltre 11.000 sportelli, con una media annua di 1.000 unità. Le cause sono molteplici: la digitalizzazione dei servizi bancari, il contenimento dei costi da parte degli istituti e il cambiamento delle abitudini dei clienti, che sempre più spesso operano online.
I territori più colpiti sono quelli periferici e rurali, dove la presenza fisica delle banche rappresentava un presidio essenziale per la comunità. In molte zone, la chiusura degli sportelli ha creato disagi soprattutto tra gli anziani, meno avvezzi all’uso delle tecnologie, e tra le piccole imprese, che necessitano ancora di un contatto diretto con il personale bancario per operazioni complesse o consulenze specifiche.
L’Italia si avvicina sempre più alla cosiddetta “desertificazione bancaria”, una condizione in cui interi comuni risultano privi di filiali. Secondo uno studio della Fabi, nel 2024 quasi 4.000 comuni italiani non avranno più sportelli bancari attivi. Si tratta di un problema sociale, economico e culturale che coinvolge anche aspetti legati alla legalità e alla sicurezza del territorio.
Tra gli esempi più recenti e significativi c’è il caso della città di Cremona, dove è arrivato l’annuncio di chiusura per una sede, fra l’altro storica, a Porta Milano, a partire dal 21 giugno 2025. Una decisione che ha suscitato numerose polemiche e preoccupazioni tra i cittadini e i sindacati locali.
La razionalizzazione degli sportelli: il caso Cremona
Della banca in esame, la filiale che si trova a Porta Milano verrà accorpata a quella di Piazza Stradivari, lasciando Cremona con una sola sede dedicata alla clientela privata. Le altre due sedi, in viale Po e all’angolo tra via del Sale e via del Giordano, resteranno operative ma focalizzate esclusivamente sul segmento business. Un cambiamento radicale nella geografia bancaria cittadina.
I 12 dipendenti della sede in questione saranno trasferiti in altri luoghi, ma non si esclude che alcuni possano scegliere il prepensionamento tramite l’accesso al fondo di solidarietà. La chiusura della filiale in questione è quella che riguarda, per l’esattezza, Banca Intesa. La decisione è stata anticipata dal passaggio di proprietà dell’immobile che la ospita, segno che la dismissione era già proprio nei piani dell’istituto.

Effetti collaterali e allarme sociale
Quella di Porta Milano non sarà l’unica chiusura: nella stessa data, il 21 giugno, verrà dismessa anche la filiale di Rivolta d’Adda, accorpata a Spino d’Adda. A ottobre toccherà a Grontardo. Le sedi di Casalmaggiore, Piadena, Crema, Castelleone e Vailate resteranno invece operative, così come quelle di Soresina e Soncino, anche se prive di servizi di cassa.
Secondo Sebastiano Milani, coordinatore del sindacato Uilca Cremona-Mantova, “Porta Milano è una filiale storica, legata a un passato bancario fatto di fusioni e trasformazioni. Il rischio oggi è che con la chiusura di questi presìdi si perda anche un pezzo di legalità e controllo sociale“. Milani sottolinea come la gestione del patrimonio immobiliare da parte di Banca Intesa sia diventata un peso, spingendo verso una riduzione strutturale delle filiali fisiche. In tal senso il sindacato Uilca è da tempo impegnato contro la “desertificazione bancaria“, e mette in guardia sugli effetti collaterali: il vuoto lasciato dalle banche potrebbe essere colmato da soggetti non autorizzati o addirittura criminali, con rischi concreti anche “di usura e riciclaggio”, come viene detto.