Telecamera nascosta in casa per controllare Alex Britti: l’ex compagna condannata a 6 mesi di reclusione

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È stata condannata a sei mesi di reclusione l’ex compagna del cantautore romano Alex Britti, accusata di aver installato telecamere nascoste all’interno della casa dell’artista per spiarlo. La decisione, arrivata dal Tribunale di Roma, segna un punto fermo in una vicenda giudiziaria parecchio lunga. E la donna, 35 anni, dovrà anche versare un risarcimento di 6mila euro a favore del musicista, riconosciuto come parte lesa per interferenze illecite nella vita privata.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’episodio risale al maggio 2022. L’ex compagna di Britti avrebbe installato in casa un dispositivo dotato di scheda di memoria e collegamento internet, capace di trasmettere immagini e audio da remoto. L’intento, secondo l’accusa, era quello di controllare i movimenti dell’artista, raccogliendo materiale visivo e sonoro in maniera occulta. Gli avvocati del cantautore hanno denunciato la scoperta dopo aver individuato la microcamera in una stanza privata dell’abitazione romana.

L’indagine ha rivelato come le immagini fossero accessibili in diretta attraverso un’applicazione di controllo remoto. Durante il processo, la difesa della donna ha sostenuto che la telecamera fosse stata inizialmente installata come baby-monitor, ma le verifiche tecniche hanno smentito questa versione, dimostrando un utilizzo successivo di tipo personale. Per l’accusa, la finalità era quella di sorvegliare il comportamento del cantante e raccogliere prove da utilizzare anche in sede civile.

La decisione del tribunale

Il giudice ha riconosciuto la responsabilità dell’imputata, emettendo una condanna per interferenze illecite nella vita privata. La pena, sospesa con la condizionale, prevede anche il pagamento di 6mila euro a titolo di risarcimento morale per Alex Britti. La sentenza è stata pronunciata in primo grado e potrà essere impugnata nei successivi gradi di giudizio.

La Procura di Roma ha ribadito l’importanza del diritto alla riservatezza, anche per chi vive sotto i riflettori. La vicenda, infatti, diventa un caso emblematico che mette in luce i rischi legati all’uso improprio della tecnologia e la sottile linea che separa la tutela familiare dallo spionaggio personale. La condanna vuole quindi rappresentare un segnale forte contro qualsiasi forma di violazione della privacy domestica. Dopo la sentenza, Alex Britti ha preferito mantenere il riserbo, definendo l’accaduto “una storia brutta e complicata”. L’artista, da sempre riservato sulla propria vita privata, ha voluto evitare commenti pubblici per proteggere il figlio, nato nel 2017 dalla relazione con la donna ora condannata. Nessuna intervista o dichiarazione ufficiale è stata rilasciata ai media.