Acne-inversa, una terapia “avanzata” è disponibile oggi in Sicilia

Convivere bene con il proprio corpo è il desiderio di tutti. A maggior ragione di coloro che hanno l’idrosadenite suppurativa, una malattia infiammatoria cronica della pelle, denominata “acne inversa”, poiché condivide con l’acne i noduli, gli ascessi, le cicatrici, ma che va oltre perché è più grave e debilitante sia per il fisico e sia per la mente. Diagnosticata in ritardo nella maggioranza dei casi, colpisce numerose persone anche nella nostra Regione, tra cui molti giovani, portando con sé un pesante carico psicologico che compromette la loro vita personale, sociale e lavorativa.
Una malattia complessa, favorita da una predisposizione genetica e aggravata da diversi fattori scatenanti, come il fumo, l’obesità e un’alimentazione sbilanciata, che oggi può essere curata con farmaci innovativi, tra cui secukinumab, un anticorpo monoclonale capace di bloccare l’interleuchina 17A, che riveste un ruolo centrale nel causare l’idrosadenite suppurativa e che ha appena ottenuto la rimborsabilità dal Servizio Sanitario Nazionale per questa indicazione terapeutica. L’inserimento nel Prontuario Terapeutico della Regione di questa molecola e la sua conseguente disponibilità rappresentano un significativo progresso, poiché consentono di offrire ai pazienti una opzione terapeutica in grado di migliorare la loro qualità di vita.
“È importante dire che la cura varia in base alla gravità della malattia.”, afferma il Professor Giuseppe Micali, Direttore della Clinica Dermatologica del Policlinico Universitario di Catania. “Nei casi più lievi si usano gli antibiotici per uso topico, sistemico o i corticosteroidi intralesionali. Nei casi moderati o gravi abbiamo oggi a disposizione i farmaci biologici, che consentono di soddisfare il cosiddetto recente concetto della “window opportunity”, cioè dell’intervenire precocemente. Questi farmaci specifici permettono di interrompere la cascata infiammatoria alla base dell’idrosadenite suppurativa, favorendo un miglioramento notevole della prognosi a lungo termine. Tra questi, ci sono gli inibitori del TNFalfa e, più di recente, gli inibitori dell’interleuchina 17, in grado di contrastare l’infiammazione anche nelle fasi iniziali della malattia.”
Il riconoscimento precoce della malattia e un accesso tempestivo ai centri di riferimento e allo specialista restano tuttavia fondamentali. È infatti essenziale poter contare su un approccio condiviso con un team multidisciplinare, che includa anche nutrizionisti, psicologi, chirurghi e terapisti del dolore e infermieri, per dare un concreto sostegno ai pazienti.
“Per restituire dignità e benessere a questi pazienti serve un approccio a 360 gradi.”, sottolinea il professor Giuseppe Micali. “Prima di tutto occorrono il riconoscimento ufficiale della malattia come cronica, in modo da garantire un accesso alla cura e ai diritti, e Centri specializzati che offrano un percorso multidisciplinare con dermatologi, chirurghi, psicologi, nutrizionisti. Sarebbe inoltre auspicabile una sorta di HS Clinic, in cui il paziente può entrare e trovare tutti gli specialisti a sua disposizione, piuttosto che andare prima dal dermatologo, poi dal chirurgo, poi dal nutrizionista, poi dall’internista. Un concetto, questo, che non è stato ancora ben recepito, ma che ritengo sia molto efficace. È infine necessario avviare campagne di informazioni, utili per combattere lo stigma, favorire la diagnosi precoce e creare consapevolezza, che significa dignità e una vita più serena per i pazienti.”.
