Sanità, potere e ombre in Sicilia: anche il Ponte sullo stretto nell’inchiesta su Cuffaro

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Punta anche il Ponte sullo Stretto l’indagine che ha travolto l’ex presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, ma il vero epicentro resta la sanità, con un sistema di potere che, secondo i magistrati, avrebbe condizionato nomine e appalti strategici. Le carte dell’inchiesta della Procura di Palermo raccontano una rete di influenze e interessi incrociati. Al centro, la gestione delle aziende sanitarie locali e la spartizione dei vertici: “Noi abbiamo Enna, Palermo e Siracusa”, avrebbe detto Cuffaro, ignaro di essere intercettato. Parole che, per gli inquirenti, mostrano una volontà chiara di controllo su un settore vitale e ricchissimo, in cui circolano ingenti fondi pubblici e potere politico.

I pm parlano di “ingerenza nella gestione strategica dei posti di maggiore responsabilità” e di una logica spartitoria che, secondo l’accusa, avrebbe permesso di pilotare concorsi e appalti. La sanità, si legge negli atti, è il vero centro nevralgico dell’inchiesta, un ambito che muove miliardi di euro e che in Sicilia è di competenza esclusivamente regionale.

Ma l’inchiesta non si ferma qui. Un capitolo pieno di omissis è dedicato anche agli interessi sul Ponte sullo Stretto, un’opera che ha sempre acceso appetiti politici ed economici. Gli investigatori avrebbero intercettato discussioni su eventuali contatti e valutazioni legate alla futura costruzione, pur senza contestazioni specifiche su questo fronte.

Secondo l’accusa, l’obiettivo di Cuffaro era quello di accaparrarsi un terzo delle direzioni delle ASP siciliane, in particolare quelle di Palermo, Enna e Siracusa. Collocare “gli uomini giusti” nei posti chiave avrebbe garantito, secondo gli inquirenti, la possibilità di orientare scelte, influenzare gare e consolidare un potere di rete all’interno della sanità regionale. Nell’indagine restano coinvolte altre 17 persone, tra cui l’ex ministro Saverio Romano, oggi deputato di Noi Moderati.

Le intercettazioni e il ruolo di Saverio Romano

In una delle intercettazioni agli atti, Romano discute con l’ex governatore di nomine e rapporti di forza interni alla sanità siciliana, accennando al direttore generale Alessandro Maria Caltagirone dell’azienda ospedaliera di Siracusa. Entrambi sono indagati per turbativa della libertà degli incanti in merito a un appalto pubblico che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato assegnato in modo illecito alla società Dussmann.

Romano, tuttavia, respinge con decisione ogni accusa. In una conferenza stampa a Roma ha parlato di “orrore giudiziario”, sostenendo che nei suoi confronti non esistono intercettazioni né prove dirette. “Ho subito un danno mediatico incalcolabile – ha detto – che ha colpito me, la mia famiglia e la mia comunità politica”. Il deputato ha ribadito che l’indagine avrebbe travisato la realtà dei fatti, affermando: “Non ho promesso nulla a nessuno, né partecipato a dinamiche di potere”.

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Dalle indagini emergono anche particolari inquietanti. Due presunti informatori – un colonnello dell’Arma e una dirigente regionale – avrebbero passato informazioni riservate all’ex presidente. Il primo, Stefano Palminteri, avrebbe fornito notizie su inchieste in corso in cambio di un favore: un incarico per la moglie. La seconda, invece, avrebbe anticipato documenti e bandi regionali ancora non pubblici.

Secondo quanto riportato dai magistrati, Cuffaro avrebbe commentato con il suo avvocato Claudio Gallina: “Ha visto qualcosa perché?”. Un incontro successivo tra l’ufficiale e l’ex governatore avrebbe confermato, per gli inquirenti, una rete di protezione interna, tesa a preservare i canali d’influenza del politico, anche dopo la sua uscita ufficiale dalle istituzioni.

“Io sto mettendo le cose che devo mettere; ma bastano?” avrebbe detto Cuffaro in una delle intercettazioni, ammettendo implicitamente di sapere di essere al centro di attenzioni giudiziarie. I magistrati contestano all’ex governatore corruzione e associazione a delinquere, evidenziando come le nomine e gli appalti sarebbero stati solo la punta di un iceberg di rapporti e scambi sotterranei.