Nuovo corteo pro Palestina a Roma, tensioni e scontri fra manifestanti e polizia

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Nel pomeriggio di ieri Roma è stata nuovamente teatro di scontri accesi tra le forze dell’ordine e un gruppo di manifestanti pro Palestina che si erano radunati in piazza per chiedere un cessate il fuoco a Gaza. Il clima si è fatto incandescente quando alcuni partecipanti hanno cercato di muoversi in corteo non autorizzato verso l’Auditorium, dove era in corso la Festa del Cinema di Roma.

Secondo le prime ricostruzioni, la polizia ha reagito con cariche di alleggerimento e idranti per contenere il gruppo che tentava di forzare il blocco. Gli agenti in tenuta antisommossa hanno cercato di riportare la situazione alla calma, mentre tra la folla si levavano cori e slogan contro Israele e contro il governo italiano.

Alcuni momenti di forte concitazione si sono verificati quando i manifestanti hanno cercato di superare il cordone di sicurezza. La tensione è durata diversi minuti, con scene di panico tra i partecipanti e un intenso dispiegamento di forze da parte della Questura di Roma. Numerosi presenti hanno documentato la scena con video diffusi poi sui social.

Nonostante gli appelli alla calma da parte degli organizzatori, il tentativo di proseguire in corteo è stato fermamente bloccato dalle autorità. Alcuni testimoni hanno riferito di feriti lievi tra i manifestanti, ma la situazione si è progressivamente normalizzata nel tardo pomeriggio.

Il divieto imposto dalla Questura di Roma

La Questura di Roma aveva già disposto, nelle ore precedenti, lo scioglimento del presidio prima che si trasformasse in un corteo. Il dirigente dell’ordine pubblico ha letto ai presenti l’ordine del questore, come previsto dal Testo Unico sulle leggi di pubblica sicurezza, che vieta qualsiasi spostamento verso altri siti cittadini.

La comunicazione ufficiale è stata chiara: in caso di inottemperanza, lo scioglimento sarebbe stato indotto con la forza pubblica. Il provvedimento ha suscitato forti proteste tra i partecipanti, che accusano la polizia di limitare la libertà di manifestazione e di espressione, mentre la Prefettura ha ribadito che la decisione è stata presa per motivi di sicurezza e ordine pubblico.