ULTIM’ORA: regione italiana martoriata da questa CIMICE: non deve entrare nelle case | È obbligatorio chiudere porte e finestre

antico casale - foto archivio teleone.it
La “tregua” è durata soltanto alcuni anni, ma alla fine l’allarme è tornato a scattare in Italia: ecco cosa c’è da sapere
Per anni, si può dire, si è pensato che il pericolo fosse ormai alle spalle. E invece, nel silenzio dei campi e tra le fronde degli alberi, una nuova ondata di distruzione torna a colpire la nostra natura. Gli esperti parlano di una vera e propria emergenza ambientale: insetti alieni, provenienti da altri continenti, stanno devastando le piante e minacciando l’equilibrio delle nostre campagne. Tra questi, la famigerata cimice asiatica si conferma uno dei nemici più insidiosi dell’ambiente italiano.
Già in passato, l’Italia ha conosciuto i danni irreversibili di parassiti invasivi. Basti pensare alla cimice delle palme, quell’insetto apparentemente innocuo che in pochi anni ha ridotto al nulla intere distese di palme, soprattutto nelle zone costiere. Gli interventi degli esperti, con l’utilizzo di trattamenti mirati e fitofarmaci specifici, riuscirono solo in parte a contenere l’epidemia. Ma quando l’infestazione cessò, gli alberi colpiti morirono comunque, lasciando dietro di sé paesaggi spettrali e privi di vita.
Questo ciclo di distruzione e morte sembra ripetersi oggi con una nuova intensità. Le cimici asiatiche, originarie di Cina, Giappone e Taiwan, hanno trovato nel clima europeo un ambiente ideale per riprodursi. L’aumento delle temperature, il mutamento dei cicli stagionali e l’assenza di predatori naturali stanno facilitando la loro diffusione in modo allarmante. E se un tempo colpivano solo alcune piante da frutto, oggi sembrano non conoscere limiti.
Gli agricoltori si ritrovano a fronteggiare campi devastati e frutti deformati, mentre le abitazioni vengono invase da questi insetti in cerca di riparo durante l’inverno. L’impatto non è solo ambientale, ma anche economico: migliaia di euro persi ogni anno per la distruzione dei raccolti, la perdita di biodiversità e i costi dei trattamenti di contenimento. Un pericolo che tocca da vicino l’intero ecosistema agricolo italiano, minacciando la sopravvivenza stessa di alcune produzioni tipiche.
Un ritorno inatteso (ed anche “devastante”)
Sembrava che la cimice asiatica fosse ormai sotto controllo, e invece ecco che riappare con forza. L’allarme è stato lanciato dopo le prime devastazioni nei frutteti, con conseguenze pesanti anche sulle piantagioni di mais e vite. L’insetto, noto scientificamente come Halyomorpha halys, punge i frutti provocando deformazioni, necrosi e macchie, rendendo il raccolto inutilizzabile e impossibile da vendere.
Secondo i dati degli esperti, l’invasione di questo parassita riguarda ormai più di cento specie vegetali, con una predilezione per le piante da frutto come mele, pere, pesche e uva. Il danno, spiegano gli agronomi, è duplice: non solo si perde gran parte della produzione, ma si mette in crisi l’intera filiera agricola, dal campo al mercato. In alcuni casi, si stimano perdite superiori al 70% del raccolto.

Cosa è possibile fare per contrastare
La lotta alla cimice asiatica è difficile e richiede strategie integrate. Gli esperti consigliano di proteggere i frutteti con reti anti-insetto e di ricorrere, quando possibile, a metodi naturali come l’uso di olio di neem, aglio o estratti di agrumi. Ma la speranza più concreta arriva dalla lotta biologica: piccolissime vespe parassitoidi, soprannominate “vespe samurai”, sono in grado di attaccare le uova della cimice asiatica, riducendone drasticamente la popolazione.
Progetti di ricerca sono in corso anche con la collaborazione internazionale, per comprendere come bilanciare efficacemente gli ecosistemi senza ricorrere a sostanze chimiche dannose. Tuttavia, i tempi della natura non sono immediati, e il danno per molti agricoltori rischia di essere irreversibile se non si interviene in modo tempestivo e coordinato. La regione più colpita da questa nuova ondata è l’Emilia-Romagna, dove l’assessore regionale all’Agricoltura ha annunciato oltre 10 milioni di euro di indennizzi per i danni subiti dagli agricoltori. Le ricerche continuano, ma il pericolo resta parecchio alto.