Oltre 5000€ di debiti CANCELLATI: come ci è riuscito questo cittadino italiano | Che gioia strappare le cartelle

agenzia delle entrate teleone.it

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Il caso di un cittadino che ha denunciato un caso a proposito di cartelle esattoriali emesse in passato: ecco cosa è successo 

In Italia il tema della pressione fiscale è da sempre motivo di malcontento e difficoltà. Ogni anno, milioni di cittadini si trovano a dover affrontare il peso di imposte, multe e balzelli vari: IMU, ICI, bollo auto, contravvenzioni e tributi locali si sommano, creando spesso un vero incubo economico. Il problema non è soltanto la cifra da pagare, ma la complessità del sistema e la scarsità di strumenti di difesa quando le cose non vanno per il verso giusto.

Lo Stato, negli ultimi anni, ha tentato di andare incontro ai cittadini con sconti, rottamazioni e rateizzazioni. Sono stati introdotti piani di pagamento agevolati e perfino leggi come lo “straccia bollo” per aiutare chi non riesce a regolarizzare la propria posizione. Tuttavia, dietro queste iniziative apparentemente vantaggiose, si nasconde spesso un meccanismo rigido e poco trasparente, in cui chi sbaglia un dettaglio rischia di perdere tutto il beneficio.

Molti contribuenti non riescono a rispettare le scadenze o a comprendere i meccanismi di una burocrazia fiscale complicata e piena di cavilli. Anche quando lo Stato offre la possibilità di pagare meno, il vantaggio è reale solo se il versamento avviene subito. In caso contrario, tornano interessi, sanzioni e cartelle esattoriali che si moltiplicano come ombre. E così, il cittadino si ritrova schiacciato tra leggi che cambiano e notifiche che non sempre arrivano o sono autentiche.

Il risultato è un sistema fiscale che appare più punitivo che equo. Mentre lo Stato concede rateizzazioni e “sanatorie” solo a chi riesce a muoversi in tempo, molti si trovano a combattere contro cartelle che non riconoscono, firme che non ricordano di aver mai apposto e avvisi ricevuti in modo dubbio.

Il caso che fa discutere sulle firme

Proprio in questo contesto nasce un caso emblematico che ha fatto il giro delle cronache giudiziarie. La Corte d’Appello di Perugia ha accolto, anche se solo in parte, il ricorso di un cittadino – difeso dall’avvocato Roberto Rossi – contro l’Agenzia delle Entrate, accertando che su sette cartelle esattoriali, ben quattro riportavano firme false sugli avvisi di ricevimento.

Il contribuente aveva presentato una querela di falso sostenendo di non aver mai ricevuto né firmato tali notifiche, relative a somme che superavano diverse migliaia di euro. Le cartelle riguardavano periodi compresi tra il 2003 e il 2011 e includevano tributi come Ici, bollo auto e contributi previdenziali. Un contenzioso durato anni, ma che alla fine ha messo in luce un fatto sorprendente: non tutte le notifiche inviate ai cittadini sono davvero autentiche.

Soldi (pexels) - teleone.it
Soldi (pexels) – teleone.it

La decisione della Corte e le implicazioni per i contribuenti

La sentenza della Corte ha rappresentato un punto di svolta importante. Dopo una nuova consulenza grafologica, ordinata a causa dei dubbi emersi nella prima perizia, è stato accertato che quattro firme erano false, mentre due risultavano autentiche. Le notifiche relative alle firme false sono state dichiarate nulle, con conseguente annullamento delle cartelle esattoriali corrispondenti, per un importo complessivo di oltre 5.400 euro. Le somme annullate riguardavano contravvenzioni al codice della strada (348,25 euro), contributi alla Cassa previdenza geometri (4.141,88 euro), Ici (102,64 euro) e bollo auto (874,03 euro). Le cartelle confermate, invece, restano valide per il bollo auto del 1999 e del 2003 e una piccola imposta comunale sulle pubblicità. La Corte ha inoltre revocato una sanzione pecuniaria di 20 euro inflitta in primo grado, riconoscendo la parziale fondatezza della contestazione.

La sentenza, oltre al caso specifico, sancisce un principio importante: anche se non viene prodotto l’originale, è possibile verificare la falsità di una firma su una copia fotostatica. Un precedente che rafforza il diritto di ogni contribuente a difendersi da notifiche irregolari e ad ottenere chiarezza su ciò che realmente deve pagare.