Debiti col fisco? Ora ti bloccano pensione e stipendio: disastro annunciato per il 2026

agenzia delle entrate teleone.it

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Quello delle cartelle esattoriali continua a rappresentare un vero incubo per tanti italiani: ecco cosa cambia dal prossimo anno…

Quando una cartella esattoriale arriva in casa, il primo sentimento è spesso quello della paura. Un debito con il Fisco può generare ansia, insonnia, una costante preoccupazione che pul anche rovinare, in poche settimane, la serenità familiare. E sono in ,igliaia a vivere ogni anno questo dramma, vedendo trasformarsi un piccolo ritardo di pagamento in un fardello pesante e crescente.

La pressione psicologica di ricevere notifiche ufficiali, con importi spesso superiori alle reali possibilità economiche, porta molti contribuenti a sentirsi soli e senza via d’uscita. Non è raro che dietro una cartella esattoriale ci siano storie di malattia, perdita del lavoro, fallimenti professionali o semplicemente difficoltà quotidiane che si accumulano.

Nonostante questa sofferenza diffusa, lo Stato ha predisposto negli anni diverse misure per venire incontro ai cittadini. La più diffusa è la rateizzazione delle somme dovute, che permette di diluire il debito in più anni e di renderlo sostenibile. Questo strumento, insieme a condoni e rottamazioni, ha dato respiro a tante famiglie e lavoratori che rischiavano il tracollo.

Va detto però che non sempre le soluzioni disponibili sono sufficienti. Chi non riesce a rientrare nei parametri fissati o accumula pendenze troppo alte, si trova comunque esposto a rischi concreti: pignoramenti, fermi amministrativi e, in futuro, anche il blocco diretto dello stipendio. È questa la nuova frontiera della riscossione che entrerà in vigore nei prossimi anni.

La novità dal 2026: trattenute automatiche sugli stipendi

Dal 1° gennaio 2026, in base alla nuova Legge di Bilancio 2025, lo Stato potrà bloccare automaticamente una parte di stipendi e pensioni pubbliche sopra determinate soglie. Non servirà più un avviso formale: i controlli saranno digitali, rapidi e basati sull’incrocio dei dati tra Agenzia delle Entrate-Riscossione e Pubblica Amministrazione.

La norma stabilisce che chi percepisce oltre 2.500 euro netti al mese e ha debiti fiscali superiori ai 5.000 euro vedrà scattare la trattenuta diretta in busta paga o sul cedolino pensione. Si tratta di un meccanismo che cambierà radicalmente il modo di riscuotere le imposte non pagate.

Pagamento delle tasse - foto teleone.it
Pagamento delle tasse – foto teleone.it

Chi sarà coinvolto e come funzionerà il blocco

Non tutti i cittadini saranno interessati: resteranno esclusi coloro che hanno redditi inferiori alla soglia fissata e debiti di importo contenuto. Il sistema punta a colpire chi percepisce redditi medio-alti e non ha sanato le proprie pendenze fiscali. Un esempio pratico chiarisce il funzionamento: un dirigente scolastico con stipendio mensile di 2.900 euro e cartelle esattoriali pari a 6.000 euro, dal 2026 vedrà una riduzione automatica dello stipendio fino all’estinzione del debito. Tuttavia, la legge tutela una quota minima necessaria per la sopravvivenza, evitando che l’intero reddito venga bloccato.

Secondo le stime del Ministero dell’Economia, nei primi dodici mesi saranno circa 250.000 cittadini a essere coinvolti, tra dipendenti ministeriali, medici del sistema sanitario, professori universitari e pensionati con trattamenti elevati. Si stima un recupero iniziale di oltre 36 milioni di euro, destinato a crescere a regime. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la lotta all’evasione fiscale e velocizzare i tempi di recupero dei crediti. Resta però aperto il dibattito sul lato sociale: questa misura rappresenta una svolta epocale o rischia di colpire duramente chi si trova già in difficoltà? Sarà quindi fondamentale, nei prossimi mesi, capire come verranno implementati i controlli informatici e quali tutele effettive saranno garantite ai contribuenti. Solo una corretta applicazione eviterà abusi ed errori che potrebbero minare la fiducia nel sistema.