Licenziamenti a tappeto: l’annuncio della nota azienda di Caffè fa tremare tutti | Lasciano a casa un mucchio di persone

Dalle catene americane arrivate in Europa fino alla valanga di licenziamenti che oggi scuote un’importante azienda: ecco cosa sta succedendo
Le grandi aziende multinazionali hanno sempre esercitato un fascino particolare nelle grandi capitali mondiali. New York, Londra, Parigi, Tokyo e Milano sono diventate i palcoscenici naturali dove marchi nati oltreoceano hanno trovato terreno fertile. Negli anni, realtà imprenditoriali nate in America hanno conquistato mercati in ogni continente, adattando la loro offerta ai gusti locali ma restando fedeli al modello originale. Questo processo di globalizzazione commerciale ha trasformato il modo in cui le persone consumano e si relazionano con i brand.
Uno degli esempi più emblematici è senza dubbio McDonald’s, partito dagli Stati Uniti negli anni ’40 e oggi presente in quasi tutte le città del mondo. La sua espansione ha cambiato radicalmente il concetto di ristorazione veloce, diventando un simbolo di modernità e di omologazione culturale. Non è un caso che, quando aprì i primi locali in Europa e in Italia, la catena attirò file interminabili di curiosi e consumatori pronti a sperimentare un nuovo stile di consumo.
A seguire arrivarono altre catene internazionali come KFC, famoso per il pollo fritto servito in secchielli iconici, e altri marchi che hanno conquistato i mercati europei con menù studiati ad hoc. Anche in Italia, da nord a sud, queste insegne hanno trovato spazio nonostante la forte tradizione gastronomica locale. Il segreto del loro successo è stato spesso la capacità di parlare un linguaggio universale, fatto di pubblicità accattivanti e un’immagine di marca facilmente riconoscibile.
Ma la vera rivoluzione nel settore del food & beverage è arrivata con l’avvento di un’altra catena americana di caffetterie, he ha saputo imporsi come luogo di socializzazione oltre che di consumo, trasformando la semplice pausa caffè in un’esperienza. L’arrivo a Milano, qualche anno fa, fu un evento mediatico, con l’apertura di una grande torrefazione nel cuore della città che attirò turisti e appassionati. Tuttavia, dopo il boom iniziale, la catena si è trovata ad affrontare una fase molto complessa.
L’annuncio dei tagli
La notizia ha colpito il mondo del lavoro e i consumatori: l’azienda è Starbucks, e l’annuncio riguarda la chiusura di decine di punti vendita e il licenziamento di 900 persone, in gran parte impiegati non direttamente legati alla vendita. Una decisione che riflette le difficoltà del gruppo, stretto tra calo delle vendite e concorrenza sempre più agguerrita.
Brian Niccol, amministratore delegato del gruppo, ha inviato una lettera ai dipendenti in cui spiega che la strategia di ristrutturazione porterà alla chiusura di oltre 100 locali in Nord America e in Regno Unito. L’obiettivo dichiarato è quello di mantenere solo i locali in grado di offrire uno spazio “caldo e accogliente”, con risultati finanziari soddisfacenti. L’operazione non è la prima: già a inizio anno erano stati annunciati oltre 1.100 licenziamenti.

Il piano di ristrutturazione
La guida di Brian Niccol, già noto per aver diretto la catena di fast food Chipotle, non ha finora portato i frutti sperati. Nonostante la minimizzazione ufficiale, il dato resta allarmante: il colosso mondiale del caffè attraversa una delle fasi più difficili della sua storia. Il piano di ristrutturazione costerà circa 1 miliardo di dollari e si concentrerà sul miglioramento dei locali esistenti, nel tentativo di renderli più moderni e attraenti per i clienti.
Starbucks si trova oggi di fronte a una sfida cruciale: riuscire a mantenere la propria identità in un mercato che cambia rapidamente, senza perdere la forza di un brand che per milioni di persone rappresenta uno stile di vita. Se il rilancio avrà successo lo diranno i prossimi anni, ma una cosa è certa: la storia delle multinazionali mostra che, dopo ogni crisi, solo chi sa reinventarsi sopravvive davvero.