“Avevo tosse, poi mi hanno amputato le gambe”: il batterio carnivoro e la rinascita della 19enne col sogno di fare la modella

Ketia Moponda (foto fb) - teleone.it
Una storia di coraggio e resilienza che emoziona tutti: il racconto è da brividi, così come la determinazione di Ketia
Quando Ketia Moponda è arrivata in ospedale, i medici sono rimasti sconvolti: il suo livello di ossigeno nel sangue era pari all’1%, un valore incompatibile con la vita. La situazione era talmente compromessa che i dottori avevano già avvertito la famiglia: se si fosse risvegliata, avrebbe rischiato di trovarsi in uno stato di morte cerebrale.
Quella che sembrava una semplice tosse si è trasformata in un incubo. La giovane, appena 19enne e iscritta all’università, aveva contratto una setticemia meningococcica che in poche ore si è aggravata fino a complicarsi con meningite e sepsi. «Non ricordo nulla di quei giorni — confessa oggi Ketia — ma so che sono fortunata a essere viva».
Il calvario inizia il 25 settembre 2024. A cena si sente assonnata, prende una medicina e va a dormire. Il giorno dopo chiama un’amica e le dice di sentirsi come se stesse «per morire». Pochi minuti più tardi perde conoscenza. Grazie all’intervento tempestivo della sicurezza universitaria e dell’amica che aveva lanciato l’allarme, viene trasportata d’urgenza al Leicester Royal Infirmary Hospital, dove entra in coma. Dopo due giorni apre gli occhi: «Non riuscivo a parlare né a vedere. Ci è voluta una settimana prima che potessi pronunciare di nuovo qualche parola».
Quello era solo l’inizio di una battaglia lunga e dolorosa. Due settimane dopo, la ragazza sviluppa una fascite necrotizzante ai glutei, conosciuta anche come “infezione carnivora”. Si tratta di una rara malattia che distrugge rapidamente i tessuti, costringendo i medici a intervenire immediatamente. Viene innestata pelle dalle cosce sulla parte compromessa, ma la situazione peggiora fino a richiedere amputazioni drastiche.
Il batterio carnivoro e le amputazioni
Il 7 gennaio 2025 Ketia subisce l’amputazione di tutte le dita delle mani e delle gambe, poco sotto il ginocchio. «Le mie gambe erano morte, non ricevevano più sangue — racconta — è stato devastante. Ho pianto per giorni, mi sembrava che il mio spirito fosse crollato. Non riuscivo a immaginare un futuro».
Nonostante il dolore e la disperazione, la ragazza ha deciso di non arrendersi. Grazie al sostegno della famiglia e ai trattamenti ricevuti, ha trovato la forza di continuare il suo percorso. Con coraggio e resilienza ha iniziato la riabilitazione, imparando a camminare con le protesi e affrontando le sfide quotidiane della nuova vita.

Il sogno di diventare modella
Oggi, a soli 19 anni, Ketia frequenta un centro di riabilitazione a Wolverhampton, nelle West Midlands, e porta con sé un sogno che non vuole abbandonare: quello di diventare modella. «All’inizio pensavo di dover rinunciare, ma ho capito che non è così. Non devi nasconderti. La mia condizione non mi rende meno persona». Con una determinazione incrollabile, continua a credere in se stessa e nelle sue potenzialità. «Sono me stessa, senza filtri. Voglio aiutare gli altri a trovare fiducia, ad accettarsi, ad amare il proprio corpo. Sono testarda, e userò questa forza per abbattere ogni barriera legata alla disabilità». Una lezione di vita che trasforma il dolore in speranza e dimostra come anche dalle situazioni più dure possa nascere una nuova luce.
La storia di Ketia Moponda è diventata un esempio per molti, un racconto di resilienza che unisce dolore, rinascita e voglia di riscatto. Un viaggio che testimonia quanto sia fondamentale non perdere mai la fiducia in se stessi e nelle proprie capacità, anche quando tutto sembra perduto. Il coraggio di Ketia non è solo personale, ma diventa collettivo: la sua battaglia ricorda al mondo intero che la forza di volontà può trasformare anche le tragedie più grandi in nuove opportunità.