Addio disoccupazione, la nuova NASPI senza un euro | Dopo i 24 mesi ti attende la Caritas, è matematico

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Periodo difficile, con la disoccupazione che cresce e le opportunità che diminuiscono: Naspi INPS e giovani, ecco le ultime
Il mercato del lavoro in Italia, si sa, attraversa una fase parecchio delicata, con un tasso di disoccupazione sempre in aumento e poche opportunità concrete per i più giovani. La situazione appare ancora più critica per chi cerca di accedere a impieghi stabili nel settore pubblico, dove le selezioni sono poche e i tempi estremamente lunghi. Nonostante gli sforzi dichiarati dal governo, la realtà racconta di un Paese in cui la ricerca di un’occupazione rimane un ostacolo difficile da superare.
E ora, in questo contesto già abbastanza comaplicto, emerge anche la notizia di possibili rallentamenti sull’erogazione dell’assegno di disoccupazione (Naspi INPS), un sostegno fondamentale per chi ha perso il lavoro. Per molti cittadini questo rappresenta l’unico appiglio economico, e il timore che possa subire modifiche o tagli genera grande incertezza. L’idea del governo resta quella di spingere verso una rapida ricollocazione nel mondo del lavoro, ma per moltissimi italiani la realtà è fatta di precarietà e di prospettive sempre più limitate.
I dati pubblicati dall’ISTAT negli ultimi mesi hanno mostrato segnali apparentemente positivi: da un lato, il numero degli occupati over 50 ha superato quota 10 milioni, dall’altro il tasso di occupazione nel Mezzogiorno ha superato la soglia simbolica del 50%. Eppure, dietro questi numeri, continuano a celarsi contraddizioni che descrivono un quadro tutt’altro che roseo. In Italia, ancora oggi, si continua a morire di lavoro e a perdere il lavoro.
Il mondo occupazionale, con le sue regole in costante cambiamento, rimane uno dei fronti più complessi per la società italiana. Il vero obiettivo dovrebbe essere quello di garantire un ingresso agevolato per i giovani e una ricollocazione dignitosa per chi perde l’impiego. Ma i dati e le storie di tutti i giorni mostrano un Paese che deve ancora fare i conti con emergenze continue.
Naspi, l’indennità di disoccupazione sotto esame
Ricordiamo innanzitutto che la Naspi dell’INPS è la principale indennità di disoccupazione prevista in Italia: un aiuto concreto per chi ha perso involontariamente il lavoro. La misura si calcola sugli ultimi quattro anni di attività e garantisce il 75% dello stipendio medio, con un tetto massimo di 24 mesi. Dopo i primi sei mesi, l’assegno subisce un calo progressivo del 3% mensile, proprio per incentivare il reinserimento nel mercato del lavoro.
Negli ultimi tempi, però, la durata della Naspi è finita al centro delle critiche. Secondo alcuni imprenditori, due anni di sostegno sarebbero eccessivi e favorirebbero chi preferisce restare inattivo piuttosto che cercare nuove opportunità. Nonostante ciò, il progressivo calo dell’importo rende comunque poco conveniente vivere a lungo esclusivamente di sussidio. Ma, ad ogni modo, la disoccupazione “lunga” non è più ipotesi concreta, dato che dopo i 24 mesi l’unica soluzione possibile è, appunto, quella di una immediata ricollocazione nel mondo del lavoro.

Il “nodo”, dopo il Reddito di Cittadinanza
Come si sa bene, il governo Meloni, suvito dopo l’insediamento, ha cancellato il Reddito di Cittadinanza, sostituendolo con l’Assegno di inclusione. Quest’ultimo esclude gran parte della popolazione in età lavorativa, lasciando così ancora irrisolta la questione della carenza di manodopera. Molti osservatori ritengono che una revisione della Naspi possa diventare cruciale per bilanciare le esigenze dei lavoratori e delle imprese. Sotto osservazione c’è anche la Naspi anticipata, richiesta da chi vuole avviare un’attività autonoma. Non sono mancati, però, i casi di “furbetti” che hanno aperto una Partita IVA senza alcun reale progetto imprenditoriale, sfruttando il sussidio senza generare lavoro vero. È qui che il vecchio detto “fatta la legge, trovato l’inganno” torna ad avere senso, dimostrando quanto sia complicato trovare un equilibrio tra aiuti e controlli efficaci.
Il futuro del lavoro in Italia resta quindi una sfida enorme. Tra giovani senza prospettive, lavoratori in difficoltà e imprese che cercano manodopera, la Naspi si conferma un punto centrale del dibattito. Serve un approccio che non penalizzi chi ha davvero bisogno e, allo stesso tempo, non favorisca comportamenti opportunistici. In un Paese segnato da precarietà e crisi ricorrenti, garantire un sostegno equo e al contempo stimolare il reinserimento lavorativo rappresenta la vera sfida per il governo. La speranza è che dalle discussioni non nascano solo nuove sigle e riforme, ma opportunità concrete di lavoro per chi oggi si sente escluso dal futuro.