Donne, preparate il portafoglio: ecco la tassa che pagherete solo voi | Gli uomini immuni dal pagamento

acquisto supermercato - foto (C) MediaoneOnline.it
La chiamano anche “pink tax”, e riguarda soltanto il gentil sesso: ma le cose potrebbero cambiare molto presto
Fare la spesa, per una donna, molto spesso significa affrontare anche costi maggiori rispetto a quelli sostenuti dagli uomini. Nei supermercati e nei negozi dedicati alla cura personale, i prezzi dei prodotti rivolti al pubblico femminile sono spesso superiori. Shampoo, creme, deodoranti, rasoi, profumi, ma anche semplici assorbenti o prodotti per l’igiene intima: la lista è lunga e il conto finale ancora di più.
La cosa più assurda è che molti di questi articoli non sono un lusso né un capriccio. Sono una necessità fisiologica e igienica. Eppure, questi prodotti continuano a subire aumenti improvvisi, spesso senza alcuna giustificazione logica. Un giorno un flacone costa 4 euro, il giorno dopo 6,50 euro, magari senza offerte, senza promozioni, solo perché “si può”.
Tra le corsie dei supermercati, si trovano prodotti essenziali che sono acquistati da milioni di donne, ma che ancora oggi sono trattati quasi come un bene di lusso. Senza dimenticare altri articoli dedicati alla bellezza o al benessere domestico – come i detergenti specifici per tessuti delicati o gli spray profumati per ambienti – utilizzati prevalentemente dal pubblico femminile, e venduti a prezzi maggiorati rispetto a quelli “unisex”.
Non è un caso. Spesso i prodotti “per donne” hanno semplicemente una confezione rosa o una profumazione diversa, ma costano più degli equivalenti maschili. Un deodorante da uomo costa 2,50€, quello da donna – con lo stesso identico contenuto – 3,20€. Cambia solo il target, non la sostanza. Ma spieghiamo quel che cambia, nel dettaglio.
La tassa nascosta che colpisce solo le donne
Questa situazione ha un nome: si chiama “Pink Tax”. È quel sovrapprezzo che grava su una vasta gamma di beni pensati per il pubblico femminile, rendendoli più costosi solo in base al genere. Un paradosso, soprattutto in un Paese che ogni giorno proclama l’uguaglianza e la parità tra uomini e donne. Ma non si tratta solo di profumi o trucchi. Si parla di prodotti igienici che dovrebbero essere considerati essenziali, come tamponi e assorbenti. Questi beni sono fisiologicamente indispensabili e vengono acquistati ogni mese da milioni di donne. Non è una scelta. È una necessità. Ma a quanto pare, il mercato e anche lo Stato li trattano ancora come se fossero opzionali
Nel 2023 si era finalmente giunti a una svolta: l’IVA su tamponi e assorbenti era stata ridotta al 5%. Un passo importante. Ma nel 2024 è arrivato il dietrofront: la Legge di Bilancio ha riportato l’aliquota al 10%, giustificandolo con la scusa che la riduzione non aveva inciso sui prezzi al dettaglio. Una decisione che – ancora una volta – colpisce esclusivamente le donne. Facendo due conti, una donna spende in media circa 93 euro l’anno per questi prodotti, per un totale di quasi 3700 euro in una vita. Una cifra che pesa, soprattutto considerando che non si tratta di beni superflui. Sono “anelastici”: la loro domanda non cambia, anche se il prezzo aumenta. Ma evidentemente, non tutti vogliono tenerne conto.

Le iniziative che provano a cambiare le cose
Fortunatamente, c’è chi prova a reagire. La Coop ha rilanciato la campagna “Il ciclo è ancora un lusso”, con l’obiettivo di riportare l’IVA al 5% in modo permanente. La petizione, ospitata su Change.org, ha già superato le 703.000 firme, dimostrando quanto sia sentito il tema.
Ma Coop è andata oltre le parole: tra gennaio e maggio 2024 ha scelto di applicare una finta IVA ridotta sui suoi prodotti a marchio, assorbendone il costo. Un gesto concreto che dimostra come anche la distribuzione possa scegliere di fare la propria parte. Un piccolo segnale che, si spera, possa generare un cambiamento più ampio e definitivo…