Sì al progetto del Ponte sullo Stretto: si preparano grandi proteste, soprattutto a Messina

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di Giulio Ambrosetti

L’attuale Governo italiano, fino ad oggi avaro verso il Sud e la Sicilia, ha deciso di approvare il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina ignorando le criticità tecniche e le proteste della popolazione contraria all’opera. L’esecutivo di Giorgia Meloni, di fatto, sta seguendo il metodo utilizzato dall’Unione europea: imporre senza prima ascoltare cosa ne pensano i cittadini. C’è stato un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui l’Ue chiedeva ai cittadini europei di pronunciarsi sull’operato del Governo dell’Unione. Siccome i cittadini votavano “No”, l’Unione europea si è trasformata in una tirannide e se ne frega del parere dei cittadini europei. La stessa cosa sta facendo con il Ponte tra Sicilia e Calabria il Governo Meloni: siccome gli attuali governanti sanno che la maggioranza di cittadini siciliani e calabresi direbbero “No” se chiamati a votare in un referendum, stanno imponendo l’opera con la forza, come si usa fare nei Paesi retti dai tiranni. E’ in questo clima che il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile (CIPESS), presieduto proprio dalla Meloni, che è stato approvato il progetto definitivo.

Festeggia il Comitato Ponte e Libertà, che comunque rappresenta una minoranza di cittadini: “Respingiamo al mittente ricorsi inutili e accuse infondate e diffamanti e andiamo avanti fino a quando il primo treno non passerà sul ponte sullo Stretto. Il prossimo passaggio – spiegano i portavoce del Comitato fondato dal senatore Nino Germanà e dagli ingegneri Giacomo Gugliemo e Mauro Fileccia- vedrà la delibera del CIPESS effettuare un passaggio alla Corte dei Conti, poi ci sarà la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Subito dopo, come prevede il DL 35 del 2023, il contraente generale Eurolink, di cui è capofila la Webuild, che costruirà il ponte, rinuncerà al contenzioso attivato dopo lo stop di Monti, poi seguirà la dichiarazione di pubblica utilità dalla concessionaria Stretto di Messina. Una volta concluso questo iter inizieranno gli espropri e la SdM consegnerà le aree di cantiere all’Eurolink”.

Da quello che si capisce, questo comitato rappresenta solo la Sicilia. “Lo stop di Monti” dovrebbe essere riferito al Governo di Mario Monti. Scriverlo con maggiore chiarezza non sarebbe stato male. “Inoltre, sempre dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale – leggiamo sempre nel comunicato del Comitato Ponte e Libertà – anche la progettazione definitiva ed esecutiva del lotto di RFI che prevede l’abbattimento di ulteriori 11 immobili nell’area di Contesse, nella zona sud della città dove è previsto il tratto di collegamento tra l’uscita della galleria e la rete ferroviaria già esistente in direzione Messina sulla ME-CT, sarà conclusa. L’iter sarà lo stesso dei lavori affidati alla Stretto di Messina. Da chiarire – si legge sempre nel comunicato – che prima di arrivare alla costruzione vera e propria del Ponte si lavorerà alle opere preparatorie: la redazione della progettazione esecutiva di ciascun lotto, la bonifica delle aree di cantiere e l’avvio della realizzazione delle infrastrutture autostradali e ferroviarie. I lotti saranno costruiti in ordine cronologico man mano che si completerà la progettazione esecutiva. Oggi è un giorno importante non solo per chi il Ponte sullo Stretto lo ha sempre voluto, perché anche per chi lo ha sempre osteggiato, per ignoranza o per ideologia, ne apprezzerà i benefici per i territori interessati già durante la costruzione e non solo quando sarà stato ultimato”.

Quest’ultimo passaggio del comunicato è offensivo, perché va detto che chi non è d’accordo sul progetto del Ponte di Messina potrebbe non essere né ignorante, né ideologicamente contrario all’opera. E in ogni caso, lo ribadiamo, un’opera che interessa, in primo luogo, la Sicilia e la Calabria e, prima di procedere con i lavori, si dovrebbe acquisire il sì degli abitanti di Sicilia e Calabria. Questa, egregio senatore Germanà ed egregi ingegneri Giacomo Gugliemo e Mauro Fileccia si chiama democrazia. Mentre quella del Governo Meloni e del centrodestra si chiama prepotenza. Scriviamo centrodestra perché, da quello che leggiamo, tutto questo schieramento politico sta appoggiando il progetto. Anche il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, che fino a poco tempo fa contestava lo scippo di fondi alla Sicilia, adesso si è accodato. E infatti in un comunicato Schifani dice: “L’approvazione del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina… rappresenta una svolta storica verso la realizzazione di un’opera strategica, attesa da decenni e capace di rivoluzionare il futuro della Sicilia e del Mezzogiorno. Non posso non ricordare con orgoglio che il Ponte è stato un sogno di Silvio Berlusconi e una battaglia storica di Forza Italia, che oggi vede finalmente compiersi un passaggio decisivo grazie all’impegno del Governo e, in particolare, del ministro Matteo Salvini. La Sicilia non può più permettersi l’isolamento infrastrutturale. Il Ponte rappresenta una grande opportunità di crescita, sviluppo e connessione con il resto d’Italia ed Europa. La Regione siciliana – conclude Schifani – farà la sua parte con responsabilità e visione, affinché questo grande progetto proceda nel rispetto del territorio, delle comunità locali e delle regole. Il Ponte sullo Stretto non è più solo una visione: oggi è un obiettivo concreto”.

Chissà perché nessun esponente del centrodestra ricorda che il Ponte era nel programma del Governo Berlusconi 2001-2006. Una storia che si è conclusa con una grande presa per i fondelli. Non è vero che i lavori del Ponte sono stati interrotti nel 2006 in seguito alla sconfitta del centrodestra alle elezioni politiche del 2006. Questo perché nel 2008 Berlusconi è tornato al Governo ed è rimasto in carica fino al mezzo colpo di Stato della Troika avvenuto nel Novembre del 2011. Non ci risulta che dal 2008 al 2011 il progetto per il Ponte di Messina tanto strombazzato da Berlusconi nella campagna elettorale del 2001 sia stato ripreso. Oggi il progetto è stato approvato e il Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, si è catapultato in Sicilia a fare ‘scena’. Ma non è detto che la questione sia chiusa, perché le proteste si annunciano agguerrite. E sono proteste legittime, perché, lo ribadiamo, quello del Governo Meloni è un colpo di mano contro i cittadini siciliani e calabresi. Non mettiamo in dubbio che ci siano siciliani e calabresi favorevoli al Ponte. Ma in democrazia decidono le maggioranze, non certo i governi che impongono le proprie scelte. Meloni, Salvini e compagnia bella non ci vengano a dire che il Governo ha la maggioranza in Parlamento. In primo luogo, perché a votare ormai si recano 5 cittadini aventi diritto su 10.

E poi perché su un’opera così importante ribadiamo, è bene che si pronuncino i cittadini di Sicilia e Calabria. Per questo le proteste non mancheranno. Leggiamo su The Messineser che sono in programma due appuntamenti per manifestare contro il Ponte di Messina: “Il primo appuntamento in programma è Giovedì 7 Agosto, alle 19.00, a Casa Cariddi; qui, infatti, è stata organizzata una riunione aperta del coordinamento delle associazioni e movimenti No Ponte per fare il punto della situazione e indicare le azioni in corso”. Si contesta il sì al progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina che ha “migliaia di pagine di documenti senza tenere conto delle numerose criticità non solo tecniche ma anche normative che in questi anni e mesi abbiamo segnalato alle autorità competenti ed alla magistratura diffidando il CIPESS ad astenersi dall’approvazione del progetto”.

Nell’articolo si sottolinea che adesso si apre “una nuova fase della lotta contro il Ponte: ne siamo consapevoli e per questo convochiamo da subito una riunione aperta del Coordinamento No Ponte per discutere ed annunciare le nuove iniziative di contrasto all’opera”. Il secondo appuntamento è in programma Venerdì 8 Agosto, alle 18, in piazza Casa Pia in cui verrà organizzata una serata di socialità dedicata alla preparazione dei materiali per il corteo. Una cosa è certa: il Governo Meloni non avrà vita facile, a cominciare dalle proteste degli abitanti delle 300 case che dovrebbero essere abbattute a Messina e delle 150 case che dovrebbero essere abbattute in Calabria. Non la vediamo bene, presidente Meloni: né per lei, né per il suo Governo. Prevediamo uno scontro politico e sociale che non vi aiuterà per i prossimi appuntamenti elettorali.