Vai in Sicilia e scopri la CITTÀ DELLE ACCIUGHE | Basta con cannoli e cassate, viene gente dall’Islanda per gustarle

Pescatore lavoro barca - foto (C) Teleone.it

Pescatore lavoro barca - foto (C) Teleone.it

Nell’isola sono centinaia i borghi più affascinanti, molti dei quali “nati” proprio intorno alla pesca: eccone uno speciale 

Inutile girarci attorno, la Sicilia è stata da sempre una terra di mare, di venti, reti e barche che si confondono con le onde. Un’isola che per secoli ha fatto del mare la sua ricchezza, non solo attraverso la pesca, ma anche grazie al commercio del pesce con tutto il Mediterraneo. Le coste frastagliate dell’isola ospitano numerosi borghi marinari, autentici scrigni di cultura popolare e identità siciliana. Ogni angolo racconta una storia di fatica e orgoglio, tramandata di padre in figlio.

Tra i più suggestivi approdi della Sicilia occidentale troviamo i porticcioli delle prvince di Trapani e Palermo, luoghi ricchi di tradizioni marinare e bellezze naturali. Tra questi spicca il quartiere di Sferracavallo, celebre per la sua baia e per la vivace atmosfera delle sue trattorie sul mare, dove il profumo del pesce arrostito si mescola con quello del sale. Non lontano, anche Mondello regala scorci incantevoli e una lunga storia legata al mare.

Ma c’è un borgo meno noto che ha saputo ritagliarsi un posto speciale nel cuore di chi ama il mare e le sue storie. Si tratta di una cittadina della provincia di Palermo, conosciuta da molti come la “città delle acciughe”. Questo luogo incanta per la sua semplicità, il suo rapporto viscerale con il mare e per una tradizione unica che ha dato vita a un museo straordinario.

Qui, il lavoro dei pescatori non è solo un mestiere, ma una vera e propria cultura tramandata con orgoglio. Ogni rete, ogni barca, ogni gesto custodisce il sapere antico di una comunità che vive in simbiosi con le onde. E proprio per non perdere questa memoria, è nato un luogo speciale che raccoglie e racconta questa storia di mare.

Il Museo dell’acciuga e delle arti marinare

Il Museo dell’Acciuga e delle Arti marinare è un unicum nel panorama del Mediterraneo. Fondato dai fratelli Girolamo e Michelangelo Balistreri, è un atto d’amore verso la tradizione marinaresca siciliana. I due hanno raccolto, nel corso degli anni, testimonianze materiali e immateriali della pesca e della lavorazione del pesce in Sicilia. Un lavoro certosino che ha dato vita a un vero e proprio viaggio nella memoria.

All’interno del museo si possono ammirare antichi attrezzi da pesca, modelli di imbarcazioni, documenti storici e cimeli unici che raccontano secoli di tradizioni legate alla salagione delle acciughe. È un vero e proprio scrigno che racchiude l’anima della Sicilia marinara, fatta di gesti semplici ma profondi, di fatica e orgoglio. Ogni oggetto esposto racconta una storia, ogni fotografia evoca un volto, ogni sala è un tuffo nel passato.

museo dell'acciuga (foto museodellacciuga) - teleone.it
Interni del Museo dell’acciuga (foto museodellacciuga) – teleone.it

Una comunità viva tra memoria e gusto

Il museo non è solo uno spazio espositivo. E questo luogo, che – sveliamo che si trova ad Aspra, provincia palermitana – è un luogo vivo, aperto alle scuole, ai turisti e a chiunque voglia riscoprire la cultura marinara. Ospita mostre temporanee, laboratori didattici e progetti legati alla valorizzazione delle marinerie siciliane. La famiglia Balistreri, da oltre cinquant’anni protagonista di questa realtà, continua a trasmettere con passione il proprio sapere.

A completare l’esperienza c’è il Fish Shop “A Putia ri Pisci Salati”, dove è possibile degustare i prodotti lavorati direttamente dall’azienda di famiglia, accompagnati da prelibatezze della tradizione gastronomica locale. Visitare Aspra e il suo museo significa immergersi in un viaggio sensoriale fatto di profumi, storie e sapori unici. In tanti lo sottolineano, così come i turisti soddisfatti e provenienti nientemeno che dall’Islanda: questo piccolo borgo affacciato sul mare è la testimonianza più grande di come la memoria, se custodita con amore, possa generare cultura, turismo e sviluppo. Aspra, in poche parole, non è solo un luogo da visitare, ma un patrimonio da “vivere” e da condividere.