TASSA TATUAGGI, è tutto vero | Chi ne ha uno deve pagare SUBITO, il Governo non accetta scuse

tatuaggio - foto (C) Teleone.it

tatuaggio - foto (C) Teleone.it

Il tatuaggio è ormai una forma d’arte universale, amata, diffusa e adesso anche… tassata 

Andare al mare e mettersi in costume senza poter sfoggiare un tatuaggio è diventato – è il caso di scherzarci un po’ su – quasi… imbarazzante. Ne basta anche uno piccolissimo per sentirsi “in regola” con le mode del momento. E oggi, anche i più restii, i detrattori storici, iniziano a farsi tentare da quest’arte antica e simbolica. A ogni età, con ogni soggetto: i tatuaggi sono diventati espressione di identità personale.

La storia del tatuaggio è affascinante e affonda le radici nelle civiltà antiche. Già migliaia di anni fa, gli uomini utilizzavano inchiostri e aghi rudimentali per imprimere simboli rituali sulla pelle. Antichi egizi, polinesiani e persino le mummie europee del neolitico testimoniano come l’arte del tatuaggio fosse legata a spiritualità, status e protezione.

In Italia, i tatuaggi sono arrivati inizialmente attraverso la marina militare e i porti, dove marinai e viaggiatori tornavano con questi “segni esotici”. Solo tra gli anni ’70 e ’90, però, si è diffusa una vera e propria moda del tatuaggio, grazie alla contaminazione con le sottoculture giovanili, come punk, rock e hip hop.

Oggi il tatuaggio è entrato ufficialmente nella cultura popolare. Dai modelli agli influencer, fino ai calciatori: quasi nessun volto noto dello sport ne è privo. Intere braccia, schiene e perfino visi sono diventati tele viventi, raccontando storie, ideali, emozioni e simboli personali. Un esempio evidente è il mondo del calcio: i tatuaggi sono un elemento di stile e personalità ormai irrinunciabile per molti (è elevatissima la percentuale) giocatori professionisti.

Il boom culturale e la percezione sociale

Questa diffusione di massa ha trasformato radicalmente la percezione pubblica. Un tempo simbolo di ribellione o appartenenza a gruppi marginali, il tatuaggio è oggi un segno di stile, introspezione e unicità. Anche le aziende e i datori di lavoro, un tempo diffidenti, si sono adeguati: è raro che un tatuaggio sia visto come un limite professionale, salvo in pochi settori conservatori.

Oltre all’aspetto estetico, sempre più persone si avvicinano al tatuaggio con motivazioni profonde: un ricordo, un lutto, una rinascita. La pelle diventa così uno spazio di memoria e significato. Un nuovo modo di comunicare sé stessi, in silenzio ma in modo visibile.

tatuatori al lavoro - foto (C) Teleone.it
tatuatori al lavoro – foto (C) Teleone.it

Ma non tutti sono d’accordo: arriva la tassa

Nonostante l’apprezzamento mondiale, esistono ancora zone in cui il tatuaggio è visto con sospetto o come qualcosa da limitare. Uno di questi esempi arriva esattamente dagli Stati Uniti, e precisamente dallo Stato dell’Arkansas, dove le autorità hanno deciso di introdurre una tassa speciale del 6% su tatuaggi e piercing.

La misura, secondo il governo locale, servirebbe a disincentivare l’abuso di queste pratiche e a generare nuove entrate fiscali. Un approccio che, nel 2025, fa discutere e fa riflettere: può davvero una tassa fermare un’arte così antica e ormai così amata?