Pensione di reversibilità CANCELLATA | Migliaia di vedove disperate, il Caf non può farci nulla: vi tocca lavorare anche a 65 anni

pensionato - foto (C) Teleone.it
E’ pronto a cambiare profondamente il sistema pensionistico, e non tutti sono d’accordo
Negli ultimi mesi, il tema delle pensioni è tornato prepotentemente al centro del dibattito pubblico. E non per buone notizie. La possibilità concreta di un innalzamento dell’età pensionabile, accompagnata da una serie di riforme legate alla reversibilità e all’accesso alle prestazioni, sta generando un’ondata di malcontento tra i cittadini e forti reazioni da parte dei sindacati.
Il clima sociale si fa teso. Da una parte il Governo, che lavora su una revisione strutturale del sistema per garantire sostenibilità e tenuta economica nel lungo periodo. Dall’altra, milioni di cittadini che temono un futuro fatto di sacrifici maggiori e certezze ridotte. La pensione, che per molti rappresentava una sorta di traguardo sicuro, sembra oggi sempre più un privilegio da conquistare a fatica.
Le proteste non si sono fatte attendere. Cgil, Cisl e Uil sono scese in campo, chiedendo a gran voce un confronto immediato con l’esecutivo. Il motivo? La bozza di riforma proposta rischia di colpire soprattutto le categorie più fragili, come le vedove anziane e coloro che vivono di assegno di reversibilità. Secondo molti, si tratterebbe di una vera e propria ingiustizia sociale.
Nel frattempo, circola sempre più insistentemente l’ipotesi di una revisione radicale del sistema attuale. Le nuove regole potrebbero ridisegnare completamente il concetto di pensione, spostandolo da diritto acquisito a prestazione condizionata.
E poi, c’è un cambiamento che fa molta paura
Uno dei punti più contestati riguarda proprio la pensione di reversibilità. Si tratta di un sostegno fondamentale per chi ha perso un coniuge e si ritrova a dover affrontare da solo le spese quotidiane. Finora rappresentava una continuità economica per molti nuclei familiari colpiti da un lutto. Ma adesso, questa certezza sembra vacillare.
Prima di spiegare il perché, è da considerare un rischio concreto: quello che centinaia di migliaia di famiglie si ritrovino improvvisamente senza una fonte di reddito sicura. Le conseguenze sociali sarebbero devastanti: più povertà, più disagio, più disuguaglianze. Per molti sarebbe la fine di un’epoca e l’inizio di una fase ben più incerta e fragile. Ma spieghiamo meglio i motivi.

Il grido dei sindacati e l’allarme per le donne sole
Secondo il nuovo disegno di legge, la reversibilità non sarà più considerata una prestazione previdenziale, ma una forma di assistenza legata al reddito. Questo vuol dire che per ottenerla sarà necessario avere un Isee basso, condizione che in Italia può essere superata con estrema facilità. Basterà un figlio con un modesto stipendio convivente o la proprietà di una casa per perdere il diritto. Per migliaia e migliaia di italiani, dunque, significa soltanto una cosa: assegno cancellato per sempre.
Le prime a farne le spese potrebbero essere le donne anziane, spesso rimaste sole e prive di altri sostegni. Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi-Cgil, ha parlato di una vera e propria “rapina legalizzata”. Perché i contributi, ricorda, sono stati versati. Non si tratta di assistenza, ma di un diritto conquistato con anni di lavoro e sacrifici. Ciò che preoccupa di più è il principio che sembra emergere da queste scelte politiche: il progressivo smantellamento delle tutele per gli anziani e i più deboli. Un cambio di rotta che, se confermato, rischia di intaccare profondamente il patto sociale su cui si fonda la nostra Repubblica. Stravolgere le regole senza un confronto serio con le parti sociali, rischia di creare un danno irreversibile.