Serie Tv GRATIS, è caccia al PEZZOTTO | Scattano multe pesanti e arresti immediati, in Sicilia c’è grande allarmismo

tv via cavo (foto archivio) - teleone.it

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Il fenomeno della pirateria tv in Italia non tende a ridursi, nonostante i nuovi enormi rischi per tutti 

Negli ultimi anni, come si può capire ormai bene dalle statistiche, guardare partite di calcio, film ma anche serie TV è diventato un vero lusso. I costi degli abbonamenti sono aumentati sensibilmente, sia per quanto riguarda le piattaforme via cavo, sia per i servizi di streaming. Seguire la Serie A e la Serie B richiede oggi diversi pacchetti differenti, spesso offerti da più operatori, con spese mensili che possono superare i 70 euro. A questi costi si aggiungono quelli delle serie esclusive su piattaforme come Netflix, Disney+ o Prime Video.

Molti italiani si trovano quindi a dover scegliere tra l’abbandono della visione di contenuti sportivi e di intrattenimento o l’adozione di metodi alternativi, spesso illegali. Il governo ha risposto con una serie di iniziative mirate a contrastare il fenomeno: oltre alle sanzioni pecuniarie, sono previste anche conseguenze penali, fino all’arresto. In particolare, in Sicilia cresce la preoccupazione: le forze dell’ordine stanno intensificando i controlli, con operazioni coordinate che portano a sequestri di dispositivi e a denunce per centinaia di utenti (per non parlare degli arresti, già avvenuti in diversi casi negli ultimi mesi).

Le campagne di informazione si moltiplicano, ma i numeri restano allarmanti. Il governo ha introdotto la piattaforma Piracy Shield per bloccare i contenuti illeciti entro 30 minuti dalla trasmissione, ma la sensazione diffusa è che si sia ancora lontani da una soluzione definitiva. E intanto il “pezzotto” resta popolare, specialmente tra le fasce adulte e nel Sud Italia.

Non si tratta solo di un problema morale o legale, ma anche economico. Le perdite causate dalla pirateria si riflettono sull’intero sistema audiovisivo italiano, dalla Serie A fino ai piccoli produttori indipendenti. E le conseguenze non si fermano qui.

Quattro italiani su dieci… lo hanno fatto

Nonostante la stretta istituzionale, nel 2024 quasi quattro italiani su dieci hanno guardato contenuti in modo illecito. Il rapporto Fapav/Ipsos stima circa 295 milioni di atti di pirateria, per un danno totale da 2,2 miliardi di euro. Film (38%), serie TV (23%) ed eventi sportivi live (15%) sono le categorie più colpite.

Nel solo 2024, il sistema economico ha perso 530 milioni di euro per film e serie (-4% rispetto al 2023) e 350 milioni per eventi sportivi, in crescita del 23% rispetto all’anno precedente. Il CEO della Lega Serie A, Luigi De Siervo, ha sottolineato che “questi soldi persi sono risorse che non vanno ai vivai, alla crescita dei giovani talenti, e incidono anche sulla competitività della Nazionale”.

Operatori Tv programmi - foto teleone.it
Operatori Tv programmi – foto teleone.it

L’impatto sul PIL e l’identikit del pirata digitale

Il danno non è solo per lo sport e la cultura, ma per l’intero Paese. La pirateria genera un buco da 904 milioni sul PIL e 407 milioni di mancati introiti per lo Stato. Oltre 12mila posti di lavoro sono a rischio nel settore audiovisivo e sportivo. Il ministro Giancarlo Giorgetti ha definito la pirateria “un problema strategico”, collegandola anche alla criminalità organizzata. L’analisi individua il principale strumento di pirateria nel “pezzotto” (22%), seguito da streaming illegale (18%), peer-to-peer (15%) e contenuti su social e app di messaggistica. L’utente tipo? Un under 35, spesso occupato e con laurea, residente nel Sud Italia o nelle isole. Cala, invece, il fenomeno tra i giovanissimi.

Nel 2024 si è registrato un calo dell’8% rispetto al 2023 e del 56% rispetto al 2016, ma il cammino è ancora lungo. L’educazione digitale, la consapevolezza delle conseguenze legali e un accesso più equo ai contenuti potrebbero essere le chiavi per un cambiamento reale. Finché i costi resteranno così elevati e la percezione del rischio così bassa, il “pezzotto” continuerà a vivere nelle case di milioni di italiani.