Pensione, ti basta aver lavorato solo per 10 anni per guadagnare tantissimo | Questa la nuova tabella dell’INPS

inps dettaglio teleone.it

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La possibilità è concreta, ma al contempo si studiano tante altre soluzioni: ecco cosa cambia, nel 2025 

Il tema delle pensioni in Italia rappresenta da sempre uno degli argomenti più delicati per milioni di cittadini. Negli ultimi anni, l’importo degli assegni pensionistici è diventato sempre più esiguo, soprattutto per chi ha avuto carriere lavorative discontinue. La crescita dell’inflazione, il rallentamento economico e i tagli previdenziali hanno inciso profondamente sulle entrate dei pensionati.

A peggiorare la situazione è il progressivo innalzamento dell’età pensionabile. Le riforme previdenziali degli ultimi decenni hanno spostato sempre più in là il traguardo della pensione. Si parla ormai con insistenza di un innalzamento a 71 anni come soglia ordinaria per l’accesso alla pensione di vecchiaia contributiva. Questo genera forte preoccupazione tra i lavoratori più anziani e coloro che faticano a rientrare nel mercato del lavoro.

In questo contesto, i sindacati italiani stanno portando avanti un’intensa battaglia affinché si rivedano i parametri di calcolo e vengano aumentati gli importi minimi. L’obiettivo è quello di garantire una pensione dignitosa, almeno pari al livello dell’assegno sociale. Le trattative sono in corso con il governo, ma i risultati tardano ad arrivare.

Molte delle rivendicazioni sindacali puntano all’introduzione di meccanismi più equi di rivalutazione delle pensioni, che tengano conto del costo della vita reale. Parallelamente si richiede una maggiore attenzione verso i lavoratori discontinui, come i giovani e le donne, troppo spesso penalizzati.

L’alternativa dell’Assegno sociale

Iniziamo con il dire che, se non si raggiungono i requisiti minimi per accedere alla pensione, è possibile fare domanda per l’Assegno sociale al compimento dei 67 anni. Si tratta di una prestazione assistenziale riservata a chi ha un reddito basso o nullo.

Per ciò che riguarda quel che è previsto dalla tabella dell’Inps, l’importo base dell’assegno sociale è di 538,68 euro per 13 mensilità. In presenza di specifiche condizioni reddituali e familiari, può arrivare fino a 739,83 euro al mese al compimento dei 70 anni. Paradossalmente, in molti casi l’assegno sociale è più alto della pensione ottenibile con 10 anni di contributi. Ma andiamo a parlare proprio di questa possibilità, più nel dettaglio. Perché sono in pochi a saperlo. E’ possibile, infatti, andare in pensione proprio con soli 10 anni di contributi. La possibilità è riservata a chi rientra nel sistema contributivo puro, ovvero coloro che hanno iniziato a versare contributi dopo il 1° gennaio 1996. Spieghiamo meglio le modalità per accedervi.

Pensione e pensionati (foto pexels) - teleone.it
Pensione e pensionati (foto pexels) – teleone.it

Il calcolo e le alternative per accedere alla pensione

Come spiegato sopra, si può ottenere la pensione con 10 anni di contributi, ma questo avviene per chi rientra nel sistema contributivo puro. In questi casi è possibile accedere alla pensione di vecchiaia contributiva all’età di 71 anni, anche con appena 5 anni di contributi. Chi si trova in condizione di invalidità parziale o totale può invece accedere a forme assistenziali come l’assegno ordinario di invalidità o la pensione di inabilità previdenziale. In questi casi bastano 5 anni di contributi, purché almeno 3 siano stati versati negli ultimi 5 anni. L’importo, però, sarà piiuttosto basso, e legato agli anni di lavoro effettivi. A proposito del calcolo della pensione, questo  si basa sul sistema contributivo: si sommano tutti i versamenti effettuati (pari al 33% della retribuzione lorda) e si rivalutano secondo l’inflazione. Questo montante contributivo viene poi trasformato in rendita tramite un coefficiente di trasformazione.

Per fare un esempio concreto: un lavoratore che ha guadagnato in media 25.000 euro l’anno e ha lavorato 10 anni avrà versato circa 82.500 euro. Questo gli dà diritto a una pensione di circa 5.363 euro lordi l’anno, ovvero circa 410 euro al mese. Essendo sotto la no tax area (8.500 euro), non sarà soggetto a tassazione. Peggiore è la situazione di chi va in pensione per motivi di invalidità: in tal caso l’importo può scendere sotto i 4.000 euro l’anno, quindi meno di 350 euro al mese. Importi troppo bassi per garantirsi una vita dignitosa. Un aspetto importante da sottolineare è che i cosiddetti “contributivi puri” non hanno diritto all’integrazione al trattamento minimo. Questo significa che chi ha lavorato solo nel periodo post-1996 non potrà beneficiare di aumenti al minimo, anche se l’importo è molto basso.