C’è la notizia che scuote tutti: da questa data dite addio alla Quota 103 | Il Governo ha deciso e non torna indietro

Senato, palazzo Madama (foto focusjunior.it) - teleone.it

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Numerose novità dai prossimi mesi, ma adesso arrivano le prime ufficialità sulle modifiche in tema pensioni.

Negli ultimi anni in Italia il tema delle pensioni è stato al centro del dibattito politico, sociale ed economico. Dal 2020 in poi si sono susseguiti continui confronti tra governo e sindacati, tra proposte di riforme e continue proroghe delle misure esistenti. Il sistema pensionistico nazionale, già messo a dura prova dalle rigidità della legge Fornero, ha visto nel tempo tentativi di alleggerimento tramite formule come Quota 100 prima, e poi Quota 102 e Quota 103.

Ma il 2026 sarà l’anno della svolta: l’attuale esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha annunciato l’avvio di una riforma strutturale del sistema previdenziale, con l’obiettivo dichiarato di garantire maggiore sostenibilità finanziaria, ma anche flessibilità in uscita per i lavoratori. Il Ministero dell’Economia ha reso noto che, nel corso degli ultimi due anni, le uscite anticipate hanno generato un incremento di spesa previdenziale quantificabile in miliardi di euro. Una situazione che non può più essere ignorata.

Uno dei nodi centrali della futura riforma sarà l’innalzamento dell’età pensionabile o, per lo meno, la revisione dei meccanismi di accesso anticipato alla pensione. Il governo ha già fatto trapelare alcune delle nuove proposte, tra cui l’adozione di requisiti contributivi più rigidi e un rafforzamento del principio contributivo. In altre parole, chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 sarà avvantaggiato, mentre per gli altri si prospettano cambiamenti sostanziali.

Nel frattempo, i sindacati non stanno a guardare. CGIL, CISL e UIL hanno già proclamato diverse manifestazioni e scioperi, sottolineando la necessità di mantenere forme di pensionamento anticipato per categorie fragili o usuranti. I rappresentanti dei lavoratori chiedono di essere ascoltati nei tavoli tecnici e minacciano mobilitazioni nazionali se le loro proposte non verranno accolte.

Le nuove regole pensionistiche: verso l’uscita flessibile

Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, voce autorevole all’interno del governo Meloni, ha confermato pubblicamente che Quota 103 non verrà rinnovata nel 2026. La misura, introdotta nel 2023 per favorire il pensionamento con 62 anni d’età e 41 di contributi, non ha riscosso il successo sperato, soprattutto dopo che la legge di Bilancio 2024 ha introdotto il ricalcolo contributivo pieno dell’assegno, con conseguente penalizzazione economica.

Secondo Durigon, è giunto il momento di superare il sistema delle “quote” per introdurre soluzioni strutturate e sostenibili. L’obiettivo è quello di ampliare la flessibilità in uscita, dando priorità a chi ha contribuito a lungo e ha maturato un montante sufficiente, ma evitando squilibri finanziari nel medio-lungo periodo. L’alternativa proposta è il pensionamento anticipato con requisiti economici minimi basati sul triplo dell’Assegno sociale.

Inps insegna - teleone.it
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E cosa succederà dopo “Quota 103”? I dettagli

A sostituire Quota 103 sarà un meccanismo fondato sulla cosiddetta “opzione contributiva” della pensione anticipata. Secondo questa formula, già oggi in vigore per i lavoratori post-1996, si potrà andare in pensione a 64 anni con almeno 25 anni di contributi versati, a condizione che l’assegno maturato raggiunga un importo pari ad almeno tre volte l’Assegno sociale. Per le donne con figli, la soglia è leggermente inferiore. Una delle innovazioni introdotte nel 2025 riguarda il conteggio anche della pensione integrativa privata, che può concorrere al raggiungimento della soglia economica richiesta. L’idea del governo è quella di estendere questo modello anche ai lavoratori con anzianità contributiva mista (retributiva e contributiva), al fine di premiare chi ha versato per anni e favorire l’equilibrio del bilancio previdenziale nazionale.

Un’ulteriore proposta all’esame dei tecnici riguarda l’uso del TFR accantonato presso l’INPS come leva per finanziare nuove forme di pensionamento flessibile. Questo modello ibrido, già sperimentato in altri paesi europei, consentirebbe una maggiore personalizzazione dell’uscita dal mondo del lavoro, incentivando al contempo la previdenza complementare. In conclusione, l’addio a Quota 103 è ormai certo. A confermarlo sono le parole dello stesso Durigon, ma anche l’assenza di fondi nella prossima legge di Bilancio per il rinnovo della misura. Tuttavia, il governo assicura che saranno introdotte altre modalità di pensionamento anticipato, più in linea con il principio contributivo e con una maggiore sostenibilità economica per le casse pubbliche. La transizione non sarà semplice, ma appare inevitabile. Resta ora da vedere come verranno accolte le nuove proposte dalle parti sociali e se si riuscirà a trovare un equilibrio tra rigore e giustizia sociale. Il 2026 segnerà, è ormai chiarissimo, un punto di svolta per il sistema pensionistico italiano.