Bonifico bancario, questo fa scattare subito i controlli: il Fisco ci mette il naso | Neanche fai in tempo a inviarlo

bonifico (foto archivio) teleone.it
Occhio a qualsiasi genere di operazione bancaria: anche un semplice regalo può costare parecchio…
Negli ultimi anni i controlli fiscali sui movimenti bancari si sono intensificati, soprattutto in riferimento ai bonifici e ai prelievi in contanti. Le nuove normative antiriciclaggio e la crescente attenzione dell’Agenzia delle Entrate hanno posto sotto la lente di ingrandimento ogni trasferimento che possa far sospettare la presenza di redditi non dichiarati.
Le banche sono oggi obbligate a comunicare all’anagrafe tributaria ogni movimento sospetto. Questo include sia versamenti ingenti che frequenti transazioni tra conti riconducibili a soggetti legati da rapporti familiari. Anche i prelievi in contanti superiori a una certa soglia possono far scattare accertamenti. Il limite non è fisso per legge, ma generalmente si considerano “anomali” i movimenti superiori ai 5.000 euro, se ripetuti o non giustificati.
L’Agenzia delle Entrate incrocia i dati bancari con le dichiarazioni fiscali per identificare discrepanze e risalire a eventuali redditi in nero. Gli istituti di credito, oltre a dover segnalare operazioni sospette, possono essere chiamati a fornire ulteriori dettagli nel corso delle indagini tributarie. In particolare, è proprio il bonifico tra parenti che, se privo di documentazione adeguata, può creare equivoci fiscali.
Quando si effettuano trasferimenti tra genitori e figli, fratelli o coniugi, è fondamentale indicare sempre una causale chiara e, se possibile, accompagnare l’operazione con documentazione scritta. I bonifici possono infatti essere visti come “simulazione” di un reddito se non sono giustificati da contratti o atti formali. Ma andiamo nello specifico.
Ma cosa prevede la normativa sui bonifici tra familiari
L’art. 32 del D.P.R. n. 600/1973 e l’art. 51 del D.P.R. n. 633/1972 autorizzano l’Agenzia delle Entrate a effettuare indagini bancarie sui conti dei contribuenti. In assenza di prove contrarie, ogni versamento può essere considerato come reddito imponibile. Pertanto, chi riceve un bonifico deve essere in grado di dimostrarne la reale natura.
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11633/2021, ha chiarito che un accredito sul conto non rappresenta automaticamente un reddito. Tuttavia, in caso di accertamento, spetta al contribuente l’onere della prova, attraverso documenti, dichiarazioni o scritture private che attestino l’origine non reddituale della somma. Ad ogni modo, la giurisprudenza tende oggi a valutare caso per caso. La sentenza n. 4378/2024 della Corte Tributaria della Puglia, ad esempio, ha stabilito che i bonifici da familiari non sono da considerarsi automaticamente reddito, purché non emergano elementi che li colleghino a un’attività economica o lavorativa.

Ecco cosa non fare, per evitare problemi con l’Agenzia delle entrate
Per rimanere in tema di sentenze, in un’altra decisione, la sentenza n. 2760/2025, ha dato ragione a un contribuente che aveva ricevuto somme dal padre: la Corte ha ritenuto che le motivazioni affettive e solidaristiche fossero sufficienti per escludere la natura imponibile delle somme, in assenza di prove contrarie da parte dell’Amministrazione. Per evitare rischi, è consigliato documentare ogni trasferimento di denaro tra familiari. Utilizzare strumenti tracciabili come bonifici e assegni, mai contanti per cifre elevate, e indicare sempre una causale esplicita come “donazione”, “regalo compleanno” o “aiuto familiare”.
Quando, invece, sono in ballo delle cifre superiori a 5.000 euro è preferibile redigere un atto di donazione scritto e, se necessario, registrarlo presso l’Agenzia delle Entrate. Ricordare, naturalmente, anche di conservare sempre le ricevute, eventuali lettere private o accordi scritti. Tutte operazioni che, alla lunga, possono sicuramente risultare decisivi in caso di accertamenti che partono dal fisco.