Dichiarazione dei redditi, da quest’anno ti puoi detrarre anche questa spesa: a fine anno pesa come un macigno

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E’ possibile inserire anche spese che sono state “dimenticate”: ecco come presentare una dichiarazione integrativa e ottenere il rimborso.
Di questi tempi, lo si sa bene, arriva il momento dei calcoli. In poche parole, arriva… “l’ora” della dichiarazione dei redditi e milioni di italiani si trovano a confrontarsi con ricevute, fatture e spese sostenute durante l’anno. Per molti è un appuntamento temuto, ma fondamentale per ottenere detrazioni fiscali e, in alcuni casi, persino un rimborso IRPEF. Una volta era il modello 740 a rappresentare il fulcro della dichiarazione fiscale, oggi sostituito dai più snelli modello 730 e Redditi PF.
Nel tempo, l’evoluzione digitale della Pubblica Amministrazione ha reso più semplice la compilazione del 730, spesso precompilato dall’Agenzia delle Entrate. Tuttavia, nonostante l’automatizzazione, capita ancora di dimenticare qualche spesa detraibile o di non sapere che determinati costi possono portare a un sconto fiscale sul reddito.
Molti contribuenti si chiedono: è possibile detrarre anche quest’altra spesa? Una spesa di cui, ad esempio, ci si accorge soltanto in ritardo di non aver inserito i dati? La risposta è rassicurante: esiste infatti la possibilità di presentare una dichiarazione integrativa a favore, utile per recuperare detrazioni dimenticate fino a cinque anni dopo la scadenza ordinaria.
Partendo da un banale esempio, chi ha dimenticato una spesa nella dichiarazione dei redditi del 2022 (redditi 2021), potrà correggere l’errore fino al 31 dicembre 2027. È una seconda possibilità concessa ai contribuenti per ottenere ciò che spetta loro per legge, a condizione che si rispettino i termini e si possiedano i giustificativi.
Per quali spese ottenere la detrazione
Molte delle spese sostenute nel corso dell’anno possono essere recuperate fiscalmente. Tra le più frequenti troviamo le spese sanitarie per visite specialistiche, farmaci, dispositivi medici e analisi. Non solo: anche i costi sostenuti per la scuola e l’università dei figli, le attività sportive dei minori e le rette scolastiche sono detraibili.
Ulteriori esempi sono i contributi per colf e badanti, gli interessi passivi sui mutui prima casa, le spese veterinarie entro un certo limite, e naturalmente gli interventi di ristrutturazione edilizia e risparmio energetico, che prevedono detrazioni dal 50% al 65% suddivise in dieci anni.

E qui entra in scena la dichiarazione integrativa: come funziona
Se ci si accorge dell’errore, la soluzione più efficace è presentare il modello Redditi Persone Fisiche (ex Modello Unico) in versione integrativa. Questo modello consente di recuperare le detrazioni anche se la dichiarazione originaria era stata trasmessa tramite modello 730, che invece non consente integrazioni a favore. Il contribuente può procedere autonomamente accedendo ai servizi dell’Agenzia delle Entrate con SPID, CIE o CNS, oppure può rivolgersi a un CAF o a un intermediario abilitato. Nella dichiarazione integrativa sarà necessario riportare tutti i dati corretti, allegare i documenti mancanti e compilare il quadro RX per indicare l’eventuale credito IRPEF da rimborsare o riportare.
Recuperare le detrazioni fiscali dimenticate è dunque non solo possibile, ma consigliabile. Si tratta di un diritto del contribuente che può avere un impatto importante sul bilancio familiare. La chiave sta nel conoscere le norme, conservare sempre la documentazione e non rimandare. Attenzione però: non è possibile inserire la spesa non dichiarata in un anno successivo come se fosse attuale. Questa prassi violerebbe le norme sulla corretta rappresentazione del reddito. La detrazione deve essere imputata all’anno in cui è stata effettivamente sostenuta, utilizzando appunto il modello integrativo. Controllare le vecchie dichiarazioni, dunque, può rivelarsi una scelta saggia. Potresti scoprire spese dimenticate e recuperare centinaia di euro in rimborsi. In un periodo in cui ogni risparmio è prezioso, il fisco concede una… seconda possibilità