Pensioni 2025 addio: annullate tutte | Se sei nato in quest’anno e ne hai diritto, dimentica tutto | Bloccati tutti i pagamenti

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Il tema è sempre attualissimo, ma una svolta (poco piacevole) ormai è stata definita: ecco i dettagli.
Negli ultimi anni, il tema delle pensioni in Italia è tornato con forza al centro del dibattito pubblico. Tra riforme previdenziali, interventi dell’INPS e pressioni sindacali, milioni di cittadini attendono risposte chiare su quando potranno finalmente godersi il… meritato riposo. I numeri parlano chiaro: secondo i dati INPS, nel 2023 le pensioni erogate sono state oltre 17 milioni, con una spesa di circa 247 miliardi di euro. Un sistema imponente, che necessita di continui aggiustamenti per rimanere sostenibile.
Nel frattempo, i sindacati come CGIL, CISL e UIL hanno intensificato le trattative con il governo per garantire che l’età pensionabile non superi limiti considerati accettabili. La richiesta principale è sempre la stessa: evitare che i cittadini siano costretti a lavorare fino a un’età avanzata. Tuttavia, i margini di manovra sono sempre più stretti, e la necessità di tenere sotto controllo la spesa pubblica complica ogni possibile soluzione.
Il governo, dal canto suo, ha introdotto negli ultimi anni alcune misure per agevolare il pensionamento anticipato. Tra queste ricordiamo l’Opzione Donna, la Quota 103 e l’Ape Sociale, strumenti nati per dare respiro a categorie più fragili o con carriere lavorative particolarmente lunghe. Tuttavia, questi strumenti hanno spesso una validità temporanea, e vengono prorogati di anno in anno, rendendo difficile pianificare il proprio futuro previdenziale.
Ma intanto, per chi è alla ricerca di vie alternative, resta la possibilità della pensione anticipata contributiva, riservata a chi ha almeno 20 anni di contributi e un assegno superiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Un percorso difficile, ma che molti tentano pur di non attendere il raggiungimento dell’età pensionabile ordinaria.
La stangata in arrivo sull’età pensionabile
Una notizia che ha spiazzato molti è arrivata nelle ultime settimane. Il direttore generale dell’INPS, Valerio Vittimberga, ha comunicato ufficialmente alla Commissione parlamentare di controllo sugli enti previdenziali che dal 1° gennaio 2027 ci sarà un incremento dei requisiti per accedere alla pensione. Una vera e propria stangata per milioni di italiani, in particolare per chi è nato dopo il 1960.
Nonostante le richieste dei sindacati e le pressioni di una larga parte della popolazione, il governo al momento non ha dato segnali concreti. L’ipotesi di congelare l’aumento dell’età pensionabile resta sul tavolo, ma ogni giorno che passa rende meno probabile un intervento in tempi utili. Il rischio è che milioni di lavoratori debbano fare i conti con un ritardo dell’uscita dal mondo del lavoro. Spieghiamo nel dettaglio qual è la strada verso cui si sta andando.

Anche le opzioni “flessibili” subiranno un adeguamento
Secondo quanto risulta nelle ultime settimane, l’età per la pensione di vecchiaia salirà a 67 anni e 3 mesi, mentre la pensione anticipata richiederà almeno 43 anni e 1 mese di contributi, con una riduzione di un anno per le donne. Le opzioni flessibili, che permettevano una certa libertà, subiranno anch’esse un adeguamento. Il motivo? L’adeguamento automatico alle aspettative di vita, previsto dalla legge Fornero e confermato dai dati ISTAT più recenti.
Fermare questo aumento dell’età pensionabile è ancora possibile, ma non senza un prezzo. L’INPS ha stimato in circa 4 miliardi di euro il costo per sterilizzare l’adeguamento previsto a partire dal 2027. Un importo che pesa sui conti pubblici e che rende difficile immaginare un intervento immediato senza coperture certe. Le prospettive, di certo, non sono rosee per i prossimi anni, soprattutto per le generazioni nate negli anni ’60 e ’70. Se non arriveranno correttivi entro il 2026, l’aumento dell’età pensionabile sarà confermato e rappresenterà un cambiamento sostanziale per il nostro sistema previdenziale. Per chi aveva pianificato di andare in pensione entro i prossimi due anni, si profila l’ennesimo rinvio.