La Riscossione miete altre vittime: la nuova strategia per farti pagare | In un modo o nell’altro ti prende tutto

agenzia delle entrate teleone.it

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In un modo o nell’altro, lo Stato spinge i cittadini a pagare ogni debito: e ci sono alcuni rischi concreti.

L’Italia si trova a fare i conti con una situazione debitoria complessa, che interessa tanto le finanze pubbliche quanto i bilanci dei cittadini. Negli ultimi mesi si è tornati a discutere della possibilità di stralciare vecchie cartelle esattoriali, in particolare quelle datate prima del 2010, con l’obiettivo di alleggerire il carico fiscale e amministrativo accumulato negli anni.

La proposta, ancora in fase embrionale, trova spazio tra le ipotesi di riforma fiscale del governo: cancellare le cartelle non più esigibili, spesso di importo ridotto e ormai difficilmente recuperabili, consentirebbe all’amministrazione di concentrarsi sulle pendenze effettivamente esigibili. Questo progetto potrebbe comportare l’eliminazione di milioni di pratiche inutili e liberare risorse per la riscossione efficace dei debiti rilevanti.

Contestualmente, resta però viva la preoccupazione per l’enorme mole di debiti fiscali iscritti a ruolo da parte dei cittadini. Sono oltre 20 milioni gli italiani che hanno almeno una cartella esattoriale attiva, e tra questi, una larga fascia attende rimborsi fiscali da 730 o da dichiarazione IVA, che rischiano ora di essere bloccati a causa della nuova normativa.

In questo contesto, il nuovo Decreto legislativo 110/2024 introduce un cambio di passo drastico: si passa dalla compensazione su richiesta alla possibilità per l’Agenzia delle Entrate-Riscossione (Ader) di congelare i rimborsi spettanti automaticamente, senza il consenso del contribuente. Un provvedimento che mira a contrastare l’evasione, ma che coinvolgerà molti cittadini ignari.

Come cambia tutto: la nuova norma e i rimborsi fiscali congelati

Innanzitutto, la base giuridica di questa nuova stretta è l’articolo 28-ter del DPR 602/1973, una norma già esistente ma finora scarsamente applicata. In passato, infatti, il contribuente poteva decidere se accettare la compensazione tra debito e rimborso. Dal 2025, con il decreto Riscossione, il meccanismo cambia radicalmente.

In presenza di cartelle non pagate superiori a 500 euro, l’Agenzia delle Entrate tratterrà automaticamente il rimborso fiscale. Se il contribuente rifiuta la proposta di compensazione, le somme spettanti resteranno bloccate fino al 31 dicembre dell’anno successivo. Questo significa che chi attende un rimborso nel 2025 ma ha debiti, potrebbe vederlo congelato fino al 31 dicembre 2026.

Inps insegna - teleone.it
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Ma ecco chi rischia davvero di dire “addio” ai rimborsi

I contribuenti iscritti in appositi elenchi, noti come “ruoli”, sono i principali interessati da questa novità. Questi elenchi includono tutti coloro che hanno debiti con il fisco formalmente accertati, come cartelle esattoriali per tributi non versati, multe, contributi previdenziali INPS e sanzioni varie. Il nuovo meccanismo è attivato quando il rimborso spettante supera i 500 euro. In tal caso, Ader è obbligata a verificare la posizione fiscale del contribuente e, se risultano debiti, l’eventuale rimborso viene girato direttamente all’agente di riscossione, senza possibilità di opposizione immediata. Una stretta decisa, pensata per accelerare la riscossione e recuperare gettito fiscale.

I contribuenti più a rischio sono quelli che, pur avendo debiti fiscali, confidavano nei rimborsi annuali (come quello del modello 730) per far fronte ad altre spese. Il congelamento di questi rimborsi può mettere in difficoltà famiglie, lavoratori dipendenti e pensionati. In particolare, chi ha rate in corso con Ader ma non ha onorato alcune scadenze rischia di perdere completamente l’accredito fiscale. È fondamentale controllare la propria posizione fiscale tramite SPID o CIE sul sito dell’Agenzia delle Entrate, per verificare la presenza di cartelle esattoriali e agire in tempo, magari regolarizzando le pendenze o valutando un ravvedimento operoso. Il rischio, altrimenti, è quello di dover attendere un anno o più per vedere rimborsate somme già dovute.