Ultim’ora, approvata la “Tassa Paracetamolo”, per far passare il mal di testa ora ti tocca sborsare ancora più di prima

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La decisione che viene presa non ha precedenti, e il rischio è che si diffonda da una sola regione a tutta l’Italia. 

Lo sappiamo bene: negli ultimi anni, il tema delle spese sanitarie è diventato sempre più centrale nel dibattito pubblico. Anche chi si rivolge al sistema sanitario nazionale, teoricamente gratuito, si trova spesso a fronteggiare spese inattese. Dai lunghi tempi d’attesa agli esami inaccessibili se non in regime privato, la sanità pubblica non è più sinonimo di equità. Il ticket, che doveva essere un piccolo contributo, si è trasformato in un ostacolo per molte famiglie.

In numerose regioni italiane si registrano proteste per le liste d’attesa sempre più lunghe e per l’impossibilità di accedere a visite specialistiche nei tempi previsti. Questo porta molte persone a rivolgersi alla sanità privata, dove però i costi sono spesso proibitivi. Anche i ticket per visite ed esami diagnostici, seppur inferiori alle tariffe private, rappresentano un peso economico non indifferente, soprattutto per chi ha più patologie o necessita di controlli periodici.

Il Governo, a fronte delle continue lamentele, ha più volte promesso riforme strutturali. In Parlamento si discute di potenziare i fondi destinati alla sanità pubblica e di rivedere il sistema di esenzioni, ma per ora si tratta perlopiù di ipotesi. Nel frattempo, i cittadini continuano a subire il peso di una sanità in affanno e mal distribuita sul territorio.

Ma le sorprese sono sempre dietro l’angolo: lo scriviamo perché in alcune regioni si è, addirittura, arrivati all’introduzione di nuovi costi indiretti per l’accesso ai servizi sanitari, come nel caso di quella che potremmo definire “tassa paracetamolo”. Si tratta, in particolare, di un un contributo che viene chiesto presso le farmacie, e che serve per la “gestione dei pagamenti dei ticket”. Un provvedimento che ha sollevato forti polemiche, soprattutto perché ricade direttamente sul cittadino.

La “tassa da 2 euro” nelle farmacie: indignazione e disuguaglianze

Ma andiamo ai dettagli della insopportabile novità. Da pochissimi giorni – ovvero, dal 12 maggio – i cittadini che desiderano pagare il ticket sanitario presso una farmacia sono tenuti a versare un contributo aggiuntivo di 2 euro. Questo perché, con la delibera regionale DGR 208/2025, le ASL non rimborsano più alle farmacie il servizio di riscossione dei ticket. “Prima ci restituivano circa 2 euro più IVA per ogni operazione. Ora questi soldi devono arrivare direttamente dai cittadini“, spiegano i farmacisti.

È un provvedimento che ci danneggia e ci mette in una posizione scomoda. Siamo costretti a chiedere quei due euro, ma la responsabilità non è nostra”, affermano diversi titolari di farmacia. In effetti, il servizio di pagamento in farmacia permette di evitare file e spostamenti negli ospedali, ma a un costo che pesa sulle spalle dei pazienti, specie quelli non esenti. L’assessore alla Sanità Massimo Nicolò ha giustificato il contributo come “una forma di compensazione per un servizio utile”. Ma la sensazione è che si stia scaricando sulle farmacie – e di riflesso sui cittadini – l’ennesima falla del sistema.

farmacia (foto pantallea) - teleone.it
Farmacia, foto d’archivio (foto pantallea) – teleone.it

L’iniziativa della Regione e il possibile effetto-domino in Italia

Il rischio maggiore, inutile girarci attorno, è quello di una crescente disuguaglianza nell’accesso ai servizi. Infatti, chi si reca ai Cup o agli sportelli ospedalieri può ancora pagare senza costi aggiuntivi. Questo significa che la comodità delle farmacie si paga a caro prezzo. “Se una persona ha tre o quattro visite da prenotare o ticket da saldare, quei due euro per operazione diventano una spesa rilevante“, sottolineano i farmacisti, come riportato da ivg.it. Oltre all’aspetto economico, c’è anche un problema organizzativo. Il servizio comporta tempo e personale dedicato. “Abbiamo bisogno di risorse per svolgere correttamente queste operazioni – spiegano – ma se il rimborso non arriva più dalle Asl, non possiamo assumerci da soli questo costo. La Regione ci ha scaricato addosso una responsabilità che non ci compete. Il cittadino paga il prezzo di scelte sbagliate a monte“.

Il pagamento dei ticket resta gratuito presso gli sportelli Cup, online o tramite il numero verde regionale. Tuttavia, molte persone preferiscono recarsi in farmacia per comodità, trovandosi ora davanti a una spesa che prima non esisteva. La decisione, che è stata al momento presa della Regione Liguria potrebbe creare un precedente per altre regioni italiane in difficoltà finanziaria, innescando una spirale di microtasse sanitarie. In definitiva, quella che sembra una somma irrisoria è il sintomo di un sistema sotto pressione, in cui si tenta di colmare i buchi di bilancio gravando sui cittadini. E a pagare sono sempre i più fragili: anziani, malati cronici, famiglie con più componenti. Mentre si attende una riforma organica, la sanità rischia di diventare sempre meno pubblica e sempre più onerosa.