“Siamo alla ricerca disperata”: questi mestieri non li vuole più fare nessuno eppure pagano benissimo | Non serve la laurea

Colloquio di lavoro - teleone.it
Tempo fa non sarebbe mai stato così: oggi le cose sono cambiate radicalmente, e tanti fra questi posti rimangono “vuoti”.
Negli ultimi anni, l’Italia ha visto un netto peggioramento degli indici occupazionali. La crisi economica, la pandemia e il cambiamento tecnologico hanno messo in discussione il sistema lavorativo tradizionale. La disoccupazione giovanile resta tra le più alte d’Europa, e in alcune regioni del Sud supera il 40%. Le aziende faticano a trovare personale qualificato, mentre molti giovani rimangono fuori dal mercato del lavoro.
A cambiare radicalmente il panorama lavorativo è stato soprattutto l’avvento del digitale. Internet ha generato nuove professioni che fino a qualche anno fa erano impensabili. Il lavoro da remoto è ormai una realtà consolidata, con freelance, consulenti e creativi che gestiscono la loro carriera da casa o viaggiando per il mondo. In molti casi, si tratta di attività ad altissima redditività.
Basti pensare al fenomeno degli influencer, youtuber e tiktoker. Alcuni di loro raggiungono cifre da capogiro: milioni di follower, contratti pubblicitari milionari e collaborazioni con brand internazionali. Questi nuovi professionisti del web generano business, posti di lavoro e una nuova economia digitale. Un solo post sponsorizzato può valere migliaia di euro. Ma anche senza arrivare a questi livelli, sono sempre di più i giovani che riescono a guadagnarsi da vivere con e-commerce, copywriting, social media management e corsi online.
Contemporaneamente, si assiste a un fenomeno opposto: molti lavori fondamentali per il funzionamento della società sono ormai snobbati. Si tratta spesso di mansioni tecniche o manuali, considerate “vecchie” o “faticose”, che però garantiscono stabilità e stipendi dignitosi. Ed è qui che si apre un altro grave problema strutturale.
Quelle occupazioni che adesso vengono snobbate
I fondatori dell’ente di formazione Ellesse Group, Giuliana Lucidi e Luigi Saldì, lo dicono chiaramente: “Il gap tra domanda e offerta è in crescita costante e sta diventando un’emergenza sociale”. I dati parlano chiaro: le imprese cercano personale, ma non trovano nessuno disposto a ricoprire determinate mansioni. Tra i mestieri più richiesti ma meno appetibili ci sono figure parecchio importanti e remunerative, di cui parleremo a breve. Lavori che tuttavia vengono talvolta considerati faticosi o poco prestigiosi, ma che offrono grandi opportunità di inserimento rapido nel mondo del lavoro. Secondo i dati di Ellesse Group, il 65% dei giovani italiani rifiuta a priori percorsi tecnico-professionali, preferendo licei e università, spesso senza sbocchi concreti.
I settori in crisi di manodopera spaziano dai trasporti alla meccanica, dall’edilizia alla ristorazione, fino all’elettronica e al benessere. Anche in ambito tecnologico, le aziende non trovano profili adeguati, nonostante gli investimenti in innovazione. Questo squilibrio è aggravato da fattori culturali e da scelte politiche del passato. Uno degli elementi più discussi è stato, nel recente passato, anche il reddito di cittadinanza. In molti casi, soprattutto tra i giovani, ha rappresentato un freno alla ricerca attiva di lavoro. Il fatto che si potesse percepire un contributo mensile senza l’obbligo di formazione ha generato una cultura della rinuncia e dell’attesa, anziché dell’impegno professionale. Il risultato è stato un ulteriore indebolimento del tessuto produttivo italiano.

Alcuni lavori pagano benissimo, ma nessuno vuole più farli
E dunque si parla delle necessità di invertire la rotta, con il governo guidato da Giorgia Meloni ha promosso la riforma degli istituti professionali. Obiettivo: fornire una formazione qualificata e aggiornata, capace di rispondere alle esigenze concrete del mercato. Si punta su indirizzi strategici come l’alberghiero, la manifattura e i servizi tecnici. Ma andiamo a leggerla, questa lista di mestieri. Molto ricchi alcuni, molto più che dignitosi altri. Ma, soprattutto, occupazioni per le quali le “liste” si stanno con il passar del tempo sempre più svuotando. Secondo quella che è la classifica, la “top 10” stilata da Ellesse group, in particolare, i lavori più richiesti ma non più gettonati sono: 1) Operatori socio-sanitari; 2) Acconciatori; 3) Estetisti; 4) Autisti di autobus; 5) Carpentieri; 6) Escavatoristi; 7) Pizzaioli; 8) Pasticceri; 9) Personale di cantiere (geometri, elettricisti); 10) Mediatori culturali.
La riforma di cui si parla mira, naturalmente, a rendere nuovamente attrattivi percorsi di studio che un tempo garantivano sbocchi lavorativi immediati. Valorizzare i mestieri manuali, artigianali e tecnici è fondamentale per colmare il vuoto che oggi sta paralizzando interi settori produttivi. In parallelo, si cercano strategie per integrare anche competenze digitali nei profili professionali, così da preparare figure ibride adatte alle sfide del futuro. Si riuscirà a colmare il divario e a trovare un equilibrio?