È l’unico lago chiuso in Italia ed è di una bellezza mozzafiato: è un gioiello nascosto in Sicilia e non ha nulla a che invidiare al mare

Lago rosa - Teleone.it (Fonte X)
Fra i tesori naturali della Sicilia spiccano anche i suoi “rari” e affascinanti laghi: questo è anche “racchiuso” in diversi miti.
Quando si pensa alla Sicilia, è quasi naturale, la mente corre subito al mare, alle spiagge dorate e alle coste rocciose bagnate da acque cristalline. Tuttavia, nell’entroterra dell’isola si celano meraviglie meno conosciute ma altrettanto suggestive: i laghi. Questi specchi d’acqua sono pochi e spesso trascurati, ma rappresentano un patrimonio naturale prezioso, ricco di storia, biodiversità e mistero.
I laghi siciliani sono generalmente di origine vulcanica o tettonica e si trovano a quote collinari o montane, dove il clima mediterraneo può giocare un ruolo ambivalente. Se da un lato le temperature miti favoriscono un ecosistema variegato, dall’altro la mancanza di piogge costanti, i lunghi periodi di siccità e la pressione antropica mettono costantemente a rischio questi bacini.
Uno dei più affascinanti è sicuramente il lago di Pergusa, incastonato nel cuore della Sicilia, nei pressi di Enna. Questo lago ha da sempre suscitato interesse non solo per la sua conformazione e posizione, ma anche per le leggende che ne avvolgono la storia. I laghi siciliani, pur nella loro scarsità numerica, sono custodi di bellezze ambientali e memorie millenarie che andrebbero maggiormente valorizzate e protette.
In un contesto climatico sempre più instabile, la fragilità dei laghi siciliani diventa evidente: eventi estremi, carenza d’acqua e incuria rischiano di compromettere equilibri antichi. Salvare questi ambienti non significa solo tutelare la natura, ma anche preservare l’identità culturale dell’isola. Il lago di Pergusa è l’esempio più emblematico di questo scenario: splendido, simbolico e, purtroppo, in pericolo.
Una “perla” nascosta… fra Cicerone, Ovidio e Proserpina
Si tratta, ad oggi, ed è questa di una dlle più grandi particolarità, dell’unico lago chiuso in Italia: quello che si trova nell’Ennese, a 667 metri sul livello del mare ai piedi del monte Carangiaro, è l’unico, nel nostro Paese, che è asslutamente privo di emissari superficiali. In tempi antichi, le sue acque limpide erano circondate da fitte foreste e popolazioni di pesci, e rappresentavano un’oasi ideale per gli uccelli migratori. Il sito era anche sacro, teatro di riti propiziatori e culti arcaici.
Le sue acque hanno ispirato miti e racconti millenari: da Cicerone a John Milton, passando per Ovidio e Claudiano. Il mito più celebre è quello di Proserpina, rapita da Plutone proprio sulle rive del lago. Claudiano lo descrisse come un luogo di “chiare acque profonde, cinto alle rive da ombrose selve”. Un panorama idilliaco, incastonato in una cornice mitologica. A partire dal XIX secolo, il lago ha conosciuto un declino progressivo. Il livello delle acque si è abbassato drasticamente per effetto di siccità sempre più prolungate, prelievi eccessivi e interventi ambientali mal gestiti. La scomparsa del canneto, la salinizzazione e l’immissione di specie aliene come le carpe hanno alterato gravemente l’habitat originario.

E poi, quel fenomeno di “sangue” che è unico al mondo
Tornando ad oggi, il lago di Pergusa è considerato un ecosistema fragile e vulnerabile. Nonostante sia parte di una riserva naturale, la struttura è priva di direzione e monitoraggi scientifici recenti. Gli ultimi rilevamenti risalgono al 2015. L’assenza di una manutenzione efficace rischia di far sparire definitivamente questo patrimonio ambientale. Ma, uno degli altri aspetti più misteriosi e affascinanti di Pergusa è il fenomeno delle sue acque rosse (foto sopra) . Periodicamente, infatti, il lago assume una colorazione rosso-violacea, trasformandosi in quello che la tradizione ha ribattezzato “lago di sangue”. Un evento che, per secoli, ha stimolato la fantasia di poeti, sacerdoti e scienziati.
Nel 1932, il professor Ramiro Fabiani risolse l’enigma, scoprendo che il fenomeno era causato dalla proliferazione di batteri solforosi: il “thiopolycoccus ruber” nelle rive, e il “thiopedia rosea” nella parte centrale. Questi batteri colorano l’acqua in presenza di solfati e scarsa ossigenazione, un processo naturale ma raro in ambienti così isolati. Ad ogni modo, è importante sottolineare che negli ultimi mesi qualcosa si è mosso: Legambiente ha acceso i riflettori sulla situazione difficile dello storico lago, e la Regione siciliana avrebbe avviato le prime operazioni per ripristinare il monitoraggio, pulire i canali di alimentazione e pianificare un piano idrico di emergenza. Necessario, insomma, evitare che Pergusa diventi l’ennesimo esempio di “bellezza perduta”. Perché, fra Cicerone e Proserpina, si tratta certamente di un vero simbolo del passato e della natura incontaminata dell’isola.