Allarme bonifici, una volta inviato non si torna più indietro: non scrivere mai questa parola nella causale | L’AdE ti fa le pulci

Interno della banca - foto (C) Teleone.it
L’Agenzia delle entrate non si fa più sfuggire questo genere di movimenti: occhio a quel che fate.
In un contesto che oggi è, ormai, sempre più “attento” alla lotta all’evasione, l’Agenzia delle Entrate monitora con particolare attenzione i bonifici bancari, soprattutto quando riguardano importi rilevanti o movimenti sospetti. Non è raro che una semplice operazione di trasferimento di denaro verso un familiare – come un figlio, un nipote o un genitore – venga analizzata per verificare se possa nascondere redditi non dichiarati.
Nel 2025, i parametri di attenzione dell’Agenzia si sono ulteriormente affinati. Generalmente, scattano controlli approfonditi quando si superano soglie considerate “anomale” rispetto al profilo del contribuente. Bonifici sopra i 5.000 euro in un’unica operazione o flussi frequenti e ripetuti possono far scattare l’attenzione. Tuttavia, anche cifre inferiori possono essere oggetto di analisi se non accompagnate da una causale chiara e da documentazione giustificativa.
Una delle domande più comuni tra i cittadini è: Cosa devo scrivere nella causale di un bonifico a mio figlio o nipote?. Ed è qui che entra in gioco la differenza tra una donazione formale e un movimento sospetto. In linea generale, è sempre preferibile utilizzare formule semplici e inequivocabili, di cui parleremo, evitando invece espressioni vaghe o non specifiche, che potrebbero essere interpretate in maniera sbagliata. Ed è proprio a quel punto, che scatterebbero i controlli dello Stato.
Il vero rischio nasce quando si utilizza il contante o si effettuano versamenti senza indicare con chiarezza lo scopo. Anche se si tratta di un aiuto genuino a un parente in difficoltà, l’assenza di una prova documentale può trasformare un gesto d’affetto in una potenziale contestazione fiscale. In particolare, è il contribuente a dover dimostrare l’estraneità delle somme a operazioni imponibili.
Ma cosa prevede la legge, a proposito di “indagini bancarie”?
Innanzitutto, è necessario specificare che le cosiddette “indagini bancarie” sono regolate dagli articoli 32 del D.P.R. 600/1973 e 51 del D.P.R. 633/1972. Queste norme consentono all’Amministrazione finanziaria di richiedere a banche, Poste Italiane e altri operatori finanziari informazioni sui movimenti e saldi dei conti correnti dei contribuenti. L’obiettivo? Verificare la coerenza tra i redditi dichiarati e le movimentazioni bancarie effettive.
Secondo una presunzione legale relativa, ogni versamento sul conto può essere considerato un reddito occulto, salvo prova contraria fornita dal contribuente. La giurisprudenza ha chiarito che questa presunzione può essere superata solo attraverso alcune prove, e ne parleremo più avanti, che scaccino via ogni possibile dubbio. Le sentenze della Corte di Cassazione n. 14713/2022 e n. 16850/2024 hanno ribadito, in questo senso, proprio questo principio. E lo hanno fatto in modo netto.

Ecco le parole “vietate” nella causale quando fate bonifici
La legge distingue tra flussi di denaro rilevanti a fini fiscali e quelli derivanti da atti solidaristici, come, ad esempio – a chi non è capitato? – proprio le donazioni tra familiari. Un esempio è il sostegno economico offerto a un nipote per l’avvio di un’attività. In questi casi, se il bonifico è tracciabile, coerente e ben giustificato, può essere considerato privo di rilevanza reddituale. Importante, in questo senso, è la sentenza n. 4378/2024 della Corte tributaria di secondo grado della Puglia. La Corte ha ribadito che le somme ricevute da parenti stretti non sono automaticamente imponibili, a meno che l’Agenzia delle Entrate non dimostri in modo preciso la loro natura reddituale. Anche l’ordinanza n. 11633/2021 della Cassazione ha confermato che l’accredito bancario, da solo, non è sufficiente a fondare un accertamento.
In un caso simile, l’ordinanza n. 397/2019 ha escluso la tassabilità di una somma versata da un suocero, in presenza di documentazione tracciabile. Ciò rafforza il principio per cui la solidarietà familiare è riconosciuta anche dal Fisco, purché documentata. In definitiva, per evitare equivoci, è bene seguire alcune buone prassi: effettuare sempre bonifici con causali trasparenti, conservare ogni eventuale scrittura privata e, se necessario, registrare l’atto di donazione presso l’Agenzia delle Entrate, soprattutto quando le somme sono rilevanti o versate in contanti. A proposito di casuale, ed è fondamentale ricordarlo, mai scrivere motivazioni equivoche, come ad esempio le semplici parole “versamento” o, ancora, “anticipo“. In caso di versamenti in contanti da parte di un parente, è, inoltre, rischioso depositarli direttamente sul proprio conto. Ad esempio, ricevere 5.000 euro in contanti da un familiare e versarli senza giustificazione potrebbe far scattare un controllo.