Questo farmaco lo compriamo tutti ma è pericoloso: l’esperto lo dice senza peli sulla lingua | 3 italiani su 5 lo assumono regolarmente

farmacia (foto pantallea) - teleone.it
Occhio alle informazioni diffuse su determinati farmaci: alcuni fra i più comuni sono ritenuti pericolosi.
Nel mondo della medicina moderna, l’accesso all’informazione è diventato fondamentale, soprattutto in relazione all’uso dei farmaci da banco e su prescrizione. Sempre più persone assumono medicinali per gestire sintomi come dolore, febbre e infiammazione, senza conoscere a fondo i potenziali rischi legati a un uso eccessivo o prolungato. Una comunicazione chiara e precisa può fare la differenza tra una terapia efficace e gravi effetti collaterali.
Negli ultimi anni, in particolare, si è assistito a una vera e propria crescita esponenziale nell’uso dei farmaci equivalenti, spesso considerati una valida alternativa ai medicinali di marca per il loro prezzo più contenuto. Secondo recenti dati AIFA, circa il 35% delle prescrizioni italiane è oggi rappresentato da equivalenti, con un trend in crescita del 7% annuo. Tuttavia, anche questi farmaci non sono esenti da rischi e richiedono un’attenta valutazione clinica.
È importante distinguere i farmaci equivalenti da quelli originali: sebbene abbiano lo stesso principio attivo, possono variare per eccipienti e biodisponibilità. Questo può incidere sulla tollerabilità, soprattutto nei pazienti più fragili o con patologie pregresse. Il tema della sicurezza farmacologica diventa cruciale soprattutto per chi assume più medicinali contemporaneamente.
La crescente abitudine all’automedicazione, incentivata dalla facilità di reperimento dei farmaci e da informazioni non sempre affidabili reperite online, può comportare rischi significativi. È quindi necessario che ogni assunzione avvenga sotto stretto controllo medico, soprattutto per categorie di farmaci come gli antinfiammatori, corticosteroidi e analgesici.
“Effetti cardiovascolari avversi”: occhio a questi farmaci
Tra le classi più utilizzate spiccano i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) come ibuprofene e naprossene sodico. Questi medicinali, molto comuni e spesso usati per dolori muscolari, artriti e febbre, sono però finiti sotto la lente della comunità scientifica per i loro effetti cardiovascolari avversi. Come rilanciatodal Daily Mail, il dottor Zain Hasan, anestesista della California, ha lanciato un appello sull’uso prudente di questi medicinali. La preoccupazione è condivisa anche dalla Food and Drug Administration (FDA), che ha sottolineato come i FANS possano aumentare il rischio di infarto e ictus dal 10% fino al 50%, in base alle dosi e al tipo di principio attivo.
Il pericolo risulta particolarmente alto nei soggetti con patologie cardiache preesistenti. Ma non solo FANS: anche i farmaci corticosteroidi, spesso prescritti per asma, allergie, artrite e patologie infiammatorie croniche, comportano rischi per la salute cardiovascolare. Questi medicinali possono provocare ritenzione idrica e restringimento dei vasi sanguigni, portando ad un aumento della pressione arteriosa. Un uso prolungato può condurre a danni strutturali delle arterie e a maggiore predisposizione all’insufficienza cardiaca.

Cosa dice il cardiologo?
Bisogna aggiungere a tutto questo che, secondo numerosi studi clinici, i corticosteroidi alterano il bilancio idrosalino del corpo, generando effetti a catena sul sistema cardiocircolatorio. Per questo motivo è importante, in caso di uso prolungato, monitorare la pressione sanguigna e considerare strategie mediche per limitarne l’impatto sul cuore. Intervistato da ilfattoquotidiano.it, il professor Antonio Rebuzzi, docente di Cardiologia all’Università Cattolica di Roma, ha spiegato come i FANS agiscano inibendo l’enzima ‘ciclo ossigenasi’, con conseguente riduzione della filtrazione renale e ritenzione di liquidi. Il risultato? Un aumento della pressione arteriosa. “Il cuore è come una pompa che spinge liquidi attraverso tubi. Se aumenta il liquido, la pressione sale”, ha spiegato Rebuzzi.
Un’alternativa ritenuta più sicura era il paracetamolo, come la Tachipirina. Tuttavia, anche questo farmaco può causare rialzi pressori se assunto in alte dosi. “È meglio di altri FANS, ma non esente da effetti collaterali“, conclude Rebuzzi. Chi è costretto a ricorrere frequentemente a questi farmaci, dovrebbe associare misurazioni periodiche della pressione e, in alcuni casi, ricorrere a diuretici per compensare l’aumento dei liquidi corporei.