Pensione, è ufficiale: “Ci vai 11 anni prima” | Con questo documento nessuno può dirti di no

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Ma è possibile accedere alla pensione anticipata con le leggi attuali? L’opportunità prevista dall’Inps.
Negli ultimi anni, l’INPS ha svolto un ruolo sempre più centrale nel garantire tutele e assistenza ai cittadini italiani. Con milioni di pensionati, disoccupati e lavoratori assistiti, l’Istituto nazionale della previdenza sociale rappresenta uno dei pilastri del nostro sistema di welfare. Solo nel 2024, ad esempio, l’ente ha erogato oltre 300 miliardi di euro in pensioni e prestazioni assistenziali. Un dato che dimostra la mole di interventi e la responsabilità economica dell’INPS nei confronti della popolazione.
Ma nonostante la grande macchina previdenziale, il dibattito sulle pensioni in Italia resta acceso. La questione dell’età pensionabile e della possibilità di andare in pensione anticipata è sempre al centro di scontri politici e sociali. L’innalzamento dell’età minima, fissata oggi a 67 anni, ha spesso generato polemiche, soprattutto tra i lavoratori usurati o affetti da malattie invalidanti. La società civile e molti sindacati chiedono da tempo maggiore flessibilità e attenzione ai casi più fragili.
È importante sapere che non tutti devono attendere i 67 anni per smettere di lavorare. L’ordinamento italiano prevede alcune deroghe e agevolazioni per specifiche categorie di cittadini. Tra queste, spiccano alcune misure per cui proprio l’Inps permette di anticipare il pensionamento anche di diversi anni rispetto alla soglia standard.
Uno dei casi più interessanti riguarda le persone che possono – in presenza di almeno 20 anni di contributi – accedere al pensionamento in forma largamente anticipata. In particolare, come vedremo, per le donne il beneficio è ancora più significativo, permettendo l’uscita dal lavoro con ben 11 anni di anticipo rispetto alla soglia standard.
Ecco cosa dice la legge
La legge italiana, intanto, prevede che per la pensione di vecchiaia siano necessari 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi. Tuttavia, se un lavoratore presenta una invalidità riconosciuta superiore all’80%, può accedere alla pensione con 6 anni di anticipo se uomo, e con 11 anni se donna (e quindi a 56). Un’opportunità importante per chi, a causa di patologie gravi, non è più in grado di lavorare normalmente.
L’INPS stabilisce attraverso linee guida e commissioni mediche quali sono le malattie croniche e invalidanti che consentono l’accesso a questo prepensionamento. Le patologie riconosciute sono numerose e comprendono problemi cardiaci, respiratori, diabete, malattie neurologiche, psichiche, cancro, trapianti e sindromi genetiche rare. Tra le malattie invalidanti figurano la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson, l’epilessia, la depressione cronica, la sordità e cecità parziali o totali, la sindrome di Down, l’artrite reumatoide, l’AIDS e molte altre. Per ottenere il beneficio, però, non basta una diagnosi: è necessario che la patologia comprometta la capacità lavorativa in relazione alle mansioni svolte, definita “invalidità specifica”.

Chi può accedere alla pensione anticipata per invalidità
Il quadro normativo di riferimento è il Decreto legislativo 503/1992, integrato dalla circolare INPS n. 35 del 2012. Questo assetto normativo chiarisce come deve essere accertata l’invalidità e quali sono le condizioni per l’accesso al prepensionamento. È fondamentale anche il contributo minimo: almeno 20 anni di versamenti all’INPS. Oltre a questa misura, esistono ulteriori opportunità per chi non raggiunge l’80% di invalidità.
Tra queste, troviamo l’Ape Sociale, che consente l’uscita a 63 anni e 5 mesi con invalidità del 74% e 30 anni di contributi; la Quota 41, che permette il pensionamento a qualsiasi età con 41 anni di contributi per chi ha cominciato a lavorare prima dei 19 anni; e infine l’Opzione Donna, per le donne con almeno 61 anni e 35 anni di contributi e invalidità pari al 74%. Un’altra alternativa è l’Assegno ordinario di invalidità, che spetta a chi ha una riduzione della capacità lavorativa a meno di un terzo (invalidità almeno al 67%), purché abbia versato almeno 5 anni di contributi, di cui 3 nell’ultimo quinquennio. Per avere tutte le informazioni aggiornate, ad ogni modo, è sempre consigliabile consultare il sito ufficiale dell’INPS o rivolgersi a un patronato per ottenere informazioni personalizzate e aggiornate sul proprio caso specifico.