Le intercettazioni vengono mandate in onda nel corso di “Non è l’arena”, trasmissione di Massimo Giletti. Giuseppe Graviano, ex boss del mandamento palermitano di Brancaccio, avrebbe concepito un figlio mentre era già in regime di carcere duro.
“I giorni in cui sapevo che lei doveva venire – diceva in merito alla moglie, che è riuscita ad aggirare il 41 bis – tremavo. Ad un certo punto era nascosta nella biancheria. Dormivamo nella cella insieme, cose da pazzi”.
“Mi sentivo solo, tremavo. Quando ci sono riuscito ed è uscita incinta, mi è finito quel tremolizzo”, spiegava poi Graviano. Che evidenziava che la cosa importante era “lasciare la prole perché il proprio Dna cammini e io ho fatto tutto il possibile”.
Il boss spiegava, come raccontato nell’udienza del processo “‘ndrangheta stragista”, di avere approfittato di “un attimo di distrazione degli agenti del Gom. Sulla procedura di concepimento mi istruì un ginecologo che non posso certo nominare”.
“Non racconterò mai a nessuno – sottolineava Graviano – come ho concepito mio figlio mentre ero al carcere duro, perché sono cose intime mie. Dico solo che non ho fatto niente di illecito, ci sono riuscito ringraziando anche Dio e sono rimasto soddisfatto. Non ho chiesto alcuna autorizzazione, ma ho approfittato della distrazione degli agenti del Gom… A mia moglie dicevo dal carcere di farsi la sua vita. Invece lei è voluta restare con me e così le dissi di preparare i documenti e di sposarci. E ci siamo sposati”. (foto archivio)
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