Una richiesta di pizzo, ben 250 mila euro per “una messa a posto”: una minaccia fatta in videochiamata dai due estorsori al capo cantiere, tramite uno smartphone consegnato da un ragazzo minorenne, giunto in scooter. Solo dopo si scoprirà che uno di criminali era collegato dal carcere di Palermo e l’altro dal penitenziario di Agrigento. È l’estorsione subita dai dipendenti della Cosedil, ditta che fa capo ad Gaetano Vecchio, presidente di Confindustria Sicilia.
Teatro dell’episodio il cantiere del risanamento di Fondo Fucile, in via Socrate a Messina, finanziato con risorse del Pnrr. A sventare il tentativo di estorsione, come ha ricostruito la Gazzetta del Sud, sono stati i carabinieri che erano stati avvertiti dall’imprenditore subito dopo che il capo cantiere aveva ricevuto la visita di un emissario del racket, il quale gli aveva preannunciato che qualche ora dopo qualcuno gli avrebbe parlato al telefono. La Procura di Messina ha iscritto nel registro degli indagati tre persone.
Il sindaco di Messina, Federico Basile, e lo stesso Vecchio ricevuto in municipio, lanciano un appello: non lasciarsi condizionare dalle intimidazioni e confidare nello Stato.
“I protocolli di legalità messi in campo – ha detto il presidente di Confindustria Sicilia – hanno dimostrato di funzionare, che lo Stato è più forte. Questa risposta rapida e concreta è il segnale più forte che si potesse dare”. E il sindaco ha aggiunto: “Chi sceglie di denunciare non resta solo. Siamo assolutamente vicini alle imprese che operano nella nostra città, a quelle che lavorano per conto del Comune di Messina e che stanno portando avanti i numerosi interventi finanziati, anche attraverso risorse Pnrr. I grandi investimenti pubblici, come nel caso del Fondo Fucile, possano purtroppo attirare l’interesse della criminalità. Il Comune stigmatizza ogni azione malavitosa e criminale e sarà sempre dalla parte della giustizia e della legalità”.
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