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Disordini durante manifestazione Pro Pal, misura cautelare per 4 e altri 5 indagati

Un’ordinanza che dispone l’obbligo di presentazione giornaliera alla polizia giudiziaria è stata eseguita dalla Digos della Questura di Catania nei confronti di quattro appartenenti all’aera antagonista, di 20, 23, 39 e 52 anni, indagati, a vario titolo, in concorso tra loro e con altri soggetti in via di identificazione, per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e oltraggio e con l’aggravante di aver commesso il fatto in più persone riunite in occasione di una pubblica manifestazione e con l’utilizzo di corpi contundenti.

Altre cinque persone sono indagate nell’ambito della stessa inchiesta della Procura di Catania su una parte del corteo Pro Pal che il 22 settembre scorso ha tentato di forzare il blocco delle forze dell’ordine per entrare nel porto.

Il corteo, al quale secondo la Digos avevano partecipato 8mila persone, una volta arrivato al punto concordato si scioglieva mentre circa 200 manifestanti riconducibili a locali centri sociali, contesta la Procura di Catania, ha tentato di entrare dal varco del faro Biscari e lì, sostiene l’accusa, “un nutrito gruppo, alcuni dei quali, armati di aste e bastoni, ha cercato con violenza di sfondare il presidio posto all’ingresso del porto, mettendo a rischio l’incolumità degli operatori e la tenuta dell’ordine pubblico”. 

Nello scontro sono rimasti feriti due funzionari di polizia, colpiti al volto e a una mano, mentre i manifestanti urlavano “andate via, dovete morire, fateci passare schiavi, toglietevi o vi ammazziamo…”.
Nell’ordinanza cautelare il gip evidenzia che gli indagati destinatari delle misure cautelari “denotano una propensione alla violenza, anche approfittando di manifestazioni pacifiche, che nel caso in esame si è estrinsecata nella indebita violazione del percorso concordato e nella successiva forzatura dei presidi di ordine pubblico predisposti dalle forze dell’ ordine, cui si è accompagnata la condotta violenta, avendo costoro ingaggiato scontri e colluttazioni con gli operanti”. Secondo il giudice il loro intento era di “venire in contatto violento con le forze di polizia, forse anche al fine di rendere più eclatante la loro partecipazione al corteo anche al prezzo della commissione di condotte penalmente rilevanti”. (foto archivio) 

redazione

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