Siciliacque, la società che gestisce il servizio idrico sovrambito in gran parte della Sicilia, minaccia di ridurre l’erogazione idrica in provincia di Agrigento portandola a 50 litri al secondo.
Se non lo farà, visto che la partecipata regionale che si occupa della gestione idrica ha un credito di 22 milioni di euro con Aica, l’azienda agrigentina che si occupa di fognature e acqua, Siciliacque rischia il fallimento con disservizi in tutta la regione. A essere risoluto, per procedere su questa strada, è il socio privato Italgas. Per questi motivi, rimettendosi all’indirizzo politico, Salvatore Castrovinci, presidente del Cda di Siciliacque, e i consiglieri Bruno Cilento e Francesca Spedale, hanno scritto al presidente della Regione Renato Schifani, dal quale non è arrivata ancora nessuna risposta.
La riduzione del 75% di acqua (la sola Agrigento può contare al momento su circa 200 litri al secondo) metterebbe la città in ginocchio e saranno scontati gli attriti sociali.
La situazione di Agrigento ha radici profonde, come riporta l’agenzia ansa, iniziata con Girgenti Acque, fallita nel 2021, che ha lasciato a Siciliacque un debito di 33 milioni di euro, e proseguita dalla “persistente insolvenza di Aica nei cui confronti la società ha maturato un credito di oltre 22 milioni di euro, oltre interessi di mora, per il servizio reso”, scrivono da Siciliacque che per recuperare il credito ha proceduto con decreto ingiuntivo, a cui Aica si è opposta, ma che è già diventato esecutivo.
Siciliacque ha già mandato il preavviso del taglio ad Aica e “terrà conto delle perdite idriche dichiarate: in media il 57%”. A capo dell’Aica, da luglio, c’è Danila Nobile che ha avanzato anche una proposta transattiva: da 22 a 14,5 milioni di euro. Nobile ha sollecitato l’aiuto di Schifani prima e dei deputati agrigentini dopo e ha disposto controlli e richieste di pagamento ai Comuni morosi, suscitando le ire di alcuni sindaci, anche del centrodestra, che non riconoscono i crediti vantati da Aica. Nell’Agrigentino ci sono 77 mila morosi che Aica sta cercando di regolarizzare. Ma le speranze, per tamponare l’emergenza finanziaria, erano risposte nella Regione.
Nella legge di stabilità si affronta però il caso Trapani, l’altra realtà che appesantisce i conti di Siciliacque. Nell’ultimo anno, la Regione ha destinato in emergenza a Siciliacque 100 milioni di euro per la costruzione di 3 dissalatori mobili a Gela, Porto Empedocle e Trapani e 67 milioni per la gestione triennale che sarà a carico delle casse regionali.
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