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Diverse le comunicazioni che si riferiscono ad un “rimborso fiscale di 1.495,39 euro”, con l’utente che si collega a un sito simile a quello ufficiale
Nuove truffe digitali riprendono a circolare in tutta Italia, in queste ultime settimane, sfruttando il nome dell’Agenzia delle Entrate.
L’allarme arriva direttamente dall’ente fiscale, che segnala un’ondata di comunicazioni fraudolente studiate per sottrarre dati personali e bancari ai cittadini. I messaggi appaiono credibili, presentano loghi ufficiali e fanno leva sulla fiducia degli utenti meno esperti. Proprio per questo l’Agenzia invita a mantenere sempre alta l’attenzione.
Tra le tecniche più diffuse, spiccano finte e-mail su presunti rimborsi fiscali e procedure riguardanti criptovalute. I truffatori sfruttano un linguaggio tecnico e siti molto simili a quelli istituzionali, inducendo l’utente a cliccare link pericolosi. Anche l’aspetto grafico dei portali fraudolenti viene curato per sembrare del tutto affidabile.
Secondo i tecnici della cybersecurity, queste campagne di phishing sono progettate per colpire velocemente migliaia di persone. Una volta forniti i propri dati, gli utenti diventano vulnerabili a furti di identità, accessi non autorizzati ai conti bancari e compromissione dei wallet crypto.
I messaggi segnalati parlano di un rimborso fiscale di 1.495,39 euro, invitando l’utente a collegarsi a un sito che imita quello dell’Agenzia. Qui viene richiesto di selezionare il proprio istituto bancario e di inserire le credenziali di accesso. L’intera procedura è stata ideata per rubare velocemente i dati e inviarli a bot Telegram gestiti dai truffatori.
L’Agenzia chiarisce che non invia mai link diretti per l’accesso ai servizi bancari e non richiede credenziali personali via e-mail. Qualunque messaggio che lo faccia deve essere considerato sospetto e immediatamente cestinato.
Un’altra campagna fraudolenta riguarda la dichiarazione delle criptovalute. Gli utenti vengono invitati a compilare un finto modulo che simula una procedura ufficiale, con domande sulla provenienza dei capitali e sulla frequenza delle transazioni. Il processo si conclude chiedendo di collegare il proprio wallet o importare transazioni di Solana o Ethereum.
Come spiegano gli esperti dell’Agenzia, completare questa fase permette ai criminali di ottenere le chiavi private del wallet, con conseguente perdita di tutti i fondi. Un’operazione studiata per apparire professionale, urgente e perfettamente legittima. Le raccomandazioni finali dell’Agenzia sono chiare: non cliccare link sospetti, non condividere dati personali e verificare sempre sul portale ufficiale “Focus sul phishing” ogni comunicazione dubbia. In caso di incertezza, è possibile contattare direttamente l’Ufficio territoriale competente.
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