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L’omicidio di Paolo Taormina e i terribili sospetti emersi: la rissa fuori dal pub soltanto una farsa?

Una pista, quella della messinscena, che si farebbe in queste ore sempre più concreta. Si continua ad indagare sulla drammatica notte tra l’11 e il 12 ottobre, quando a Palermo Paolo Taormina è stato ucciso in circostanze che gli investigatori definiscono sempre più “sospette”. Quella che inizialmente sembrava una lite improvvisa davanti a un locale di famiglia, si starebbe rivelando, secondo quanto emerge dalle ultime indagini, una vera e propria “trappola”.

Secondo le ultime ricostruzioni, infatti, la discussione che avrebbe spinto Taormina a uscire dal locale potrebbe essere stata solo una messinscena. Gli inquirenti sospettano che dietro la presunta rissa si nascondesse un piano preciso, orchestrato per far uscire la vittima e colpirla lontano da occhi indiscreti. Le immagini delle videocamere di sorveglianza sembrano infatti mostrare una scena ben diversa da quella descritta nelle prime ore dopo l’omicidio.

Dai filmati, i protagonisti della lite — compreso il ragazzo che sarebbe stato schiaffeggiato dagli amici dell’indagato — appaiono rilassati e sorridenti. Fino a un attimo prima dell’intervento di Taormina, ridevano e conversavano, un comportamento difficile da associare a una rissa vera e propria. Inoltre, non emergerebbe alcun contatto diretto tra la vittima e Gaetano Maranzano, l’uomo accusato dell’omicidio.

Maranzano, che ha confessato di aver agito “d’impeto”, sostiene di essere stato provocato pubblicamente dal giovane, con cui in passato aveva avuto contrasti per presunte avance alla sua compagna sui social. Ma se la ricostruzione delle videocamere dovesse trovare conferma, la versione dell’indagato potrebbe crollare completamente, aprendo la strada a un’accusa ben più grave.

La pista della premeditazione

Si sta, dunque, valutando l’ipotesi della premeditazione. Se la lite fosse stata davvero simulata, l’omicidio sarebbe un piano deliberato. L’aggravante dei futili motivi è già contestata, ma con la conferma della messinscena la posizione di Maranzano potrebbe peggiorare ulteriormente. Gli investigatori stanno ricostruendo ogni spostamento e ogni dialogo tra i protagonisti di quella serata, per definire con precisione il grado di partecipazione e le responsabilità di ciascuno.

Subito dopo il delitto, Maranzano avrebbe lasciato la scena a bordo dello scooter di un amico, insieme a una comitiva composta da sette persone in totale: quattro su due ruote e tre in auto. Il gruppo, secondo quanto emerso, avrebbe poi proseguito la serata bevendo nel quartiere Borgo Vecchio, cercando di far credere che nulla fosse accaduto. Quattro dei presenti sono ora indagati per false informazioni al pubblico ministero. Identificati e interrogati dai carabinieri, avrebbero tentato di depistare le indagini fornendo versioni contrastanti e reticenti. Una scelta che, alla luce delle nuove prove, potrebbe costare loro molto cara. Dopo quella notte, Maranzano si sarebbe recato dalla madre, a cui avrebbe confessato l’omicidio, per poi rifugiarsi nell’abitazione della compagna, dove è stato infine rintracciato dai militari.

 

redazione

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