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Palermo, veglia di preghiera e riflessione nel quartiere Zen: “Cammino impegnativo che coinvolge tutti” | VIDEO

“La logica violenta della sopraffazione, tipicamente mafiosa, alla quale alcuni incoscienti vergognosamente inneggiano sui social, mira a cancellare la coscienza e la dignità umana, a spegnere la speranza e a condannare la persona alla rassegnazione del “nulla mai cambierà”. Il nostro essere qui è segno di resistenza e desiderio di cambiamento”.

Queste le parole dell’arcivescovo di Monreale Gualtiero Isacchi, che insieme all’omologo della chiesa palermitana, Corrado Lorefice, ha tenuto una veglia di preghiera nella parrocchia San Filippo Neri, nel quartiere Zen.

“Alcuni hanno detto “tanto è inutile” e sono rimasti chiusi nelle loro case e nelle loro cose. Qualcun altro ci guarda con aria di sufficienza e superiorità. Noi, come quel bambino nel campo di concentramento, scegliamo di ascoltare la debole voce interiore che ci sussurra: “Dio è lì, steso a terra accanto a Paolo, Massimo, Andrea, Salvo, a tutti i nostri figli e amici, vittime di una insensata violenza armata”; è una voce che ci interpella chiedendoci di fare la nostra parte per fermare la violenza e restituire dignità ad ogni persona e ad ogni ambiente – ha aggiunto Isacchi –. Se non ci opponiamo alla violenza, lei cancellerà la nostra dignità. È notizia di ieri: ancora una bomba ha attentato la vita di un giornalista italiano e di sua figlia. Il problema non è lo Zen, non sono le vie della movida di Palermo o di Monreale; se ci occupassimo solo di questo avremmo fallito. Dobbiamo agire per costruire una cultura di pace e di fraternità partendo da Palermo, Monreale, dallo Zen e da tutte le periferie”.

“Intendiamo affermare che la Città è degli uomini e delle donne di pace. Non degli assassini, degli spacciatori, dei violenti, dei ladri, dei mafiosi che uccidono gli innocenti. La Città è per chi vuole vivere nella pace, nella giustizia e nella fraternità – ha proseguito l’arcivescovo di Monreale -. Nella Città umana, in ogni suo quartiere, piazza, strada e vicolo, nessuna persona deve essere condannata a sottostare alla cultura mafiosa, ma deve sentirsi parte di una comunità umana che accoglie, accompagna, sostiene e, se necessario, perdona. Questa è autentica umanità! Questo è il compito irrinunciabile della Chiesa e dei cristiani!”.

“È un cammino impegnativo che si costruisce con i piccoli passi di ciascuno, non bastano quelli delle Istituzioni, servono anche i nostri. La pagina del vangelo che è stata proclamata ci invita proprio a questo. In essa risuona un progetto di umanità nuova. Per tale ragione le beatitudini – questo è il nome che generalmente viene dato all’insegnamento di Gesù che abbiamo appena letto – hanno sempre attratto e affascinato uomini di ogni religione e cultura, perché in esse c’è la verità dell’umano – ha detto ancora Isacchi -. Per questo invito tutti noi qui presenti, uomini e donne di buona volontà, a leggere e rileggere queste parole, lasciando che penetrino la nostra interiorità e divengano in noi germoglio di umanità nuova”. Di seguito il servizio Medianews, a cura di Massimo Brizzi:

redazione

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