Quella che ha riguardato Maria Cristina Gallo, insegnante di Mazara del Vallo, non è stata soltanto una tragedia personale ma un vero e proprio grido di dolore che attraversa l’Italia intera. Cristina aveva denunciato il ritardo nella consegna del referto medico, atteso per oltre otto mesi, un documento che avrebbe potuto cambiare le sorti della sua malattia. Il cancro, diagnosticato troppo tardi, non le ha lasciato scampo. Oggi il suo nome è diventato simbolo di una battaglia per la giustizia.
Durante i funerali, la chiesa era gremita. Erano presenti centinaia di persone, molte delle quali non conoscevano personalmente Cristina ma che hanno voluto esserci per testimoniare vicinanza e rabbia. “Avrei voluto abbracciarle tutte”, ha detto il marito, Giorgio Tranchida, visibilmente commosso. Le sue parole hanno attraversato il silenzio di una comunità ferita: “Cristina ci inchioda a una responsabilità: dobbiamo portare avanti la sua battaglia“. Una battaglia che non riguarda solo una famiglia, ma un intero sistema sanitario che deve fare i conti con ritardi, mancanze e una burocrazia che spesso uccide più della malattia stessa. “Abbiamo pagato un prezzo altissimo – ha aggiunto Tranchida – ma dobbiamo andare avanti, per lei e per tutte le persone che vivono queste ingiustizie”.
Dopo la denuncia della donna, intanto, la Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo, lesioni colpose e omissione di atti d’ufficio a carico di 19 tra medici, infermieri e tecnici di laboratorio dell’Asp di Trapani. Un’indagine complessa, che rischia di mettere in luce un problema sistemico più profondo di quanto si immagini. Tra il 2024 e il 2025, lo ricordiamo, sono stati registrati oltre 3.300 referti medici consegnati in ritardo solo nella provincia di Trapani. Un dato allarmante che evidenzia una falla enorme nel sistema sanitario. Non si tratta di casi isolati, ma di una catena di inefficienze che può compromettere diagnosi e vite umane.
Il caso Gallo, infatti, è diventato emblema di un problema che affligge molti ospedali italiani, dove la carenza di personale, la burocrazia e la lentezza dei processi interni contribuiscono a ritardi intollerabili. E intanto “né dall’Azienda Sanitaria né dalla politica nessuno ci ha chiesto scusa”, ha sottolineato il marito di Cristina.
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