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Negoziati Hamas-Israele e gli spiragli di “luce”: per Trump “atteggiamento positivo di Netanyahu”

Due anni dopo la tragedia del 7 ottobre, il conflitto in Medioriente continua a bruciare, ma all’orizzonte si intravedono spiragli di pace. Nel deserto del Negev, dove il Nova Festival fu teatro dell’attacco più sanguinoso, gli israeliani si sono riuniti per commemorare le 1.250 vittime e le 250 persone rapite. Famiglie, amici e sopravvissuti hanno osservato un toccante minuto di silenzio, tra dolore e memoria. Un momento di raccoglimento che ha unito un Paese ancora ferito ma desideroso di guardare avanti.

Nel frattempo, a Il Cairo si è chiuso il primo round dei negoziati tra Hamas e Israele, considerato da molti osservatori come decisivo. La diplomazia internazionale guarda con attenzione: potrebbe essere il passo più concreto verso una tregua nella Striscia di Gaza.

Il presidente americano Donald Trump ha definito “molto positivo” l’atteggiamento di Benjamin Netanyahu rispetto all’accordo, sottolineando che Hamas avrebbe accettato punti “molto importanti”. La Casa Bianca spinge ora per un’intesa rapida, convinta che ogni giorno perso costi vite umane.

Ma sul terreno la pace sembra ancora lontana. L’esercito israeliano continua a bombardare diverse aree della Striscia, anche a Gaza City, nonostante le pressioni internazionali per fermare i raid. Le immagini di distruzione e dolore restano una ferita aperta nella coscienza mondiale.

La speranza di un dialogo

Le trattative in Egitto rappresentano una nuova occasione per fermare l’escalation. Se l’accordo dovesse concretizzarsi, si tratterebbe del primo vero cessate il fuoco stabile dopo mesi di tensione e vendette incrociate.

La diplomazia lavora sottotraccia, sostenuta dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite, per costruire una pace che vada oltre il semplice silenzio delle armi. E intanto, i quindici italiani della Flotilla bloccati in Israele sono finalmente rientrati in patria dopo essere partiti da Atene. Tutti in buone condizioni, rappresentano un piccolo segno di speranza e normalità in un quadro ancora complesso.

Due anni dopo, tra il dolore e la voglia di rinascita, resta vivo il desiderio di un futuro in cui memoria e pace possano finalmente convivere.

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