Cronaca

Accoltella moglie e figlio, ma “con poca forza”: “Non è tentato omicidio”, lui viene scarcerato

Il caso che ha visto protagonista un 46enne, Cristian Mihai Amariei, continua a far discutere. Arrestato il 2 marzo con l’accusa iniziale di tentato omicidio e maltrattamenti, l’uomo era stato fermato dopo aver accoltellato la moglie 51enne e il figlio 23enne. La vicenda aveva destato subito grande clamore mediatico, non solo per la gravità dei fatti ma anche per la dinamica familiare che ha visto il giovane intervenire per difendere la madre.

Secondo quanto riportato, l’aggressione si sarebbe consumata all’interno dell’abitazione della famiglia. La donna venne colpita alla schiena, mentre il figlio riportò ferite all’addome. Entrambi riuscirono a salvarsi grazie a cure tempestive. All’epoca, la procura aveva aperto un’inchiesta con l’imputazione di tentato omicidio.

A distanza di settimane, però, il quadro giudiziario ha subito una svolta. Dopo la perizia medico-legale disposta dal procuratore aggiunto Enrico Arnaldi Di Balme, è emerso che i colpi inferti erano stati “blandi e lievi”. Nonostante avessero interessato zone vitali, la forza impressa non sarebbe stata tale da produrre conseguenze letali. Questo dettaglio ha portato a una riclassificazione delle accuse.

La nuova contestazione a carico del 46enne non è più tentato omicidio, ma “lesioni personali volontarie” e “maltrattamenti”. Un cambio che ha sollevato perplessità, soprattutto tra chi difende la parte lesa. A fine maggio, Amariei è stato scarcerato, con l’obbligo di presentarsi regolarmente alla polizia giudiziaria e l’inserimento in un percorso terapeutico previsto per i reati legati alla violenza domestica.

Il legale della donna e dei figli, l’avvocato Federico Pellegrini, ha espresso la propria posizione sulla vicenda. «Parliamo di una persona che si è gettata sui propri familiari con un coltello. Solo per un caso fortuito le conseguenze non sono state tragiche», ha dichiarato. La riformulazione del capo di imputazione ha lasciato molte perplessità, soprattutto per l’uso della parola “fortunatamente” che, secondo Pellegrini, minimizza la gravità dell’accaduto.

L’avvocato ha inoltre sottolineato come la famiglia abbia espresso la volontà di voltare pagina, ricominciando una nuova vita lontana dal peso processuale. Per questo, ha consigliato ai suoi assistiti di non presenziare alle udienze, compresa quella fissata per il 27 ottobre davanti al giudice per l’udienza preliminare.

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redazione

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