“Lo ricordo con affetto filiale. Con me aveva una relazione paterna. Era un uomo impregnato di Vangelo. Sono arrivato a Palermo da parroco di Modica su sua nomina. Mi disse di rimanere quello che ero. Potete immaginare che cosa significa saperlo nelle braccia di Dio. Adesso è una mancanza. Ma ho una certezza: continuerà a guidare i miei passi. Lui mi ha dato tanti segni”.
Le parole sono quelle dell’arcivescovo Corrado Lorefice che guida la diocesi di Palermo dal 2015 proprio su indicazione di Papa Francesco. “Dovevamo incontrarci a Roma il 19 febbraio scorso con una bimba migrante salvata nel Mediterraneo. Sarebbe stato un grande dono per me, anche perché era la festa di San Corrado. Ma il suo ricovero in ospedale impedì l’incontro”, ricorda commosso Lorefice che si appresta a partecipare, sabato, al funerale a San Pietro. Non sarebbe stata la prima volta di un migrante in Vaticano proveniente dalla Sicilia.
“Nel marzo 2019 lo andai a trovare con Francois, ospite della comunità di Biagio Conte, incontrato l’anno precedente quando il Pontefice era stato a Palermo nel ricordo di padre Pino Puglisi. In quella occasione, a Roma, ricevette un grembiule confezionato dallo stesso Francois che è sarto – afferma Lorefice -Il Papa lo utilizzò per la lavanda dei piedi nel successivo giovedì Santo nel carcere minorile della Capitale”.
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