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Riecco Gesù, grazie all’intelligenza artificiale: parla ai fedeli ed è richiesto in Europa

La spiritualità si unisce alla tecnologia, il sacro all’intelligenza artificiale. E così nelle settimane scorse a Lucerna, in Svizzera, è “nato” anzi, è “rinato” Gesù ricostruito grazie alla Ia che ascolta i fedeli da dietro la grata di un confessionale. Questa curiosità ha attratto nella città elvetica circa mille fedeli per dialogare con il Cristo virtuale.

Ma non finisce qui: il progetto nato dalla collaborazione tra l’Immersive Realities Research Lab, la Sankt Lukas Gesellschaft con l’apporto dell’Università di Arti e Scienze Applicate e la facoltà di teologia della città è pronto per essere esportato oltre i confini della confederazione. Gesù virtuale, infatti, è richiesto da musei e parrocchie di tutta Europa.

L’installazione olografica “Deus in Machina”

Le mille persone hanno dialogato con lui grazie all’installazione chiamata “Deus in Machina” da fine novembre nella Peterskapelle, la più antica chiesa cattolica della città. Li, i fedeli hanno raccontato i propri pensieri e ponevano domande e lui ha risposto in più di cento lingue, avendo in sé un bagaglio notevole di testi sacri. Un esperimento, ormai concluso, nato per esplorare e osservare la relazione tra tecnologia e spiritualità, senza per questo sostituire il sacramento della confessione, come ha tenuto a sottolineare la Katholische Kirchgemeinde Luzern.

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“Deus in Machina” non è altri che un pannello olografico che simula gli aspetti e gli insegnamenti di Gesù. Le conversazioni, trascritte in forma anonima, hanno rivelato i bisogni più profondi delle persone e la loro necessità di avere risposte su temi delicati quali la morte, la salvezza o l’amore. Non esiste una rappresentazione affidabile sull’aspetto fisico di Gesù, quindi le sembianze della figura che appare dietro la grata del confessionale sono quelle di uno degli sviluppatori dell’Università di Lucerna, Philipp Haslbauer. Opportunamente modificate.

L’arrrivo dell’intelligenza artificiale nella sfera religiosa, da considerarsi l’aspetto più intimo per l’uomo, non è stata, però, ben accolta da tutti.

Se è vero che due terzi degli utenti che hanno provato l’esperienza l’hanno definita come un vero e proprio incontro spirituale dichiarandosi “sollevato” o “più vicino a Dio”, c’è però anche chi come il professore di etica Peter Kirchläger ha mostrato scetticismo. Queste le sue parole: “Il regno interiore della fede che ognuno di noi coltiva è un fenomeno squisitamente umano e deve rimanere di competenza umana per il bene degli individui”.

Cosa ne pensa il teologo

Marco Schmid è uno dei teologi che ha collaborato al progetto. Intervistato da Radiotelevisione svizzera, alla domanda se l’intelligenza artificiale possa in qualche modo riavvicinare i fedeli alla Chiesa ha risposto: “Le sue potenzialità sono molte. Come Chiesa, dobbiamo riflettere a come mettere in pratica una rivoluzione simile. Il Gesù virtuale parla cento lingue, nessun essere umano potrebbe riuscirci. Lavorando in un contesto multiculturale, sarebbe uno strumento molto utile per il mio mestiere”.

Anche se l’esperimento è finito, l’AI-Jesus potrebbe essere esportato fuori dai confini di Lucerna perché richiesto al di fuori della Svizzera.

“Abbiamo già ricevuto proposte da un museo di Vienna che avrebbe interesse ad esporlo – ha proseguito Schmid – così come altre parrocchie fuori dal Paese. L’unica condizione che prescriviamo è avere sempre una supervisione sulla fruizione, perché non sappiamo mai con certezza come risponderà alle domande. Ci fidiamo, ma non fino in fondo”.

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Edoardo Ullo

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