Si è aperto davanti alla Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria il processo bis contro Antonio de Pace, accusato di aver ucciso Lorena Quaranta, studentessa di Medicina originaria di Favara, in provincia di Agrigento.
L’accusa ha chiesto una condanna a 24 anni di carcere, dopo che la Cassazione aveva annullato la sentenza di ergastolo inizialmente inflitta al giovane.
Il punto centrale del nuovo processo è l’applicabilità delle attenuanti generiche, legate al presunto “stress da Covid” di cui avrebbe sofferto l’imputato. La Cassazione aveva infatti rilevato che i giudici di merito non avevano adeguatamente valutato se lo stato di angoscia provocato dalla pandemia avesse influito sulla capacità di De Pace di contrastare il suo disagio mentale.
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La Corte ha chiesto quindi di riconsiderare se l’emergenza sanitaria possa aver avuto un ruolo nella misura della sua responsabilità penale.
Nonostante la richiesta di attenuanti, gli avvocati di parte civile, Giuseppe Barba, Cettina Miasi e Cettina La Torre, hanno sollecitato la conferma dell’ergastolo. Il processo continuerà il 28 novembre, quando si discuteranno ulteriori aspetti del caso.
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