Il Ministero della Salute ha pagato un risarcimento di 850mila euro ai due eredi di una donna di Enna, deceduta a 50 anni dopo aver contratto l’epatite e l’HIV a causa di una trasfusione di sangue infetto.
La vicenda giudiziaria, iniziata nel 2014 per iniziativa dei familiari della donna, ha visto l’intervento di diverse corti, tra cui il Tribunale e la Corte d’Appello di Caltanissetta, che hanno riconosciuto la responsabilità della Pubblica Amministrazione.
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Successivamente, il Tar di Palermo ha disposto il pagamento immediato del risarcimento stabilito, che il Ministero aveva già deciso di liquidare agli eredi. L’avvocato Silvio Vignera, rappresentante dei familiari della donna, ha sottolineato come “in dieci anni si sia concluso tutto l’excursus, compreso il ristoro dei danni”, grazie alle decisioni dei giudici, alle richieste precise e legittime della difesa, e al riconoscimento del debito da parte del Ministero della Salute.
Secondo l’avvocato Vignera, questo caso rappresenta un’eccezione per la sua relativa rapidità, poiché spesso i tempi della Giustizia e della Pubblica Amministrazione sono molto più lunghi.
Vignera auspica che questa “buona prassi” diventi la norma per gestire casi complessi come questo, evidenziando la sensibilità della Giustizia Italiana verso tali tematiche e la coerenza con i principi dell’ordinamento giuridico e della Suprema Corte.
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