Nel “lontano” 1996, la prefettura di Agrigento revocò la patente a un automobilista di Caltabellotta, sostenendo che mancasse dei requisiti morali a causa di una sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Dopo aver scontato la misura di prevenzione, la richiesta dell’uomo di riottenere la patente fu respinta.
Supportato dagli avvocati Girolamo Rubino e Daniele Piazza, l’automobilista si rivolse al Tar di Catania, ottenendo una sospensiva e un titolo provvisorio di guida. Tuttavia, la questione si protrasse per anni, finché il Tar dichiarò la sua incompetenza giurisdizionale e il caso fu trasferito al giudice civile di Palermo.
Con una sentenza emessa il 3 novembre scorso, il giudice civile decretò la restituzione della patente e condannò la prefettura al pagamento delle spese legali.
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A causa della lunga durata del processo, i legali presentarono un ricorso alla corte d’appello contro il ministero dell’Economia, basandosi sulla legge Pinto. La corte d’appello accolse il ricorso, condannando il ministero a pagare 8 mila euro per il danno non patrimoniale subito dall’automobilista, oltre alle spese di lite.
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