Onorato, la lettera e la tesi del suicidio, la figlia: “Mio padre è stato ammazzato”

“Mio padre non si è suicidato, è stato ammazzato…. Per come io stessa e mia madre lo abbiamo trovato vi dico che non è un suicidio ma un omicidio”.

Con queste parole si esprime Carolina Onorato, attraverso un post sui social, dopo la morte dell’imprenditore Angelo Onorato. La ragazza ventenne, è stata sentita nella serata di ieri insieme con la madre, l’eurodeputata Francesca Donato, dagli investigatori della squadra mobile. Erano state loro stesse a ritrovare l’uomo tramite un’app sullo smartphone.

“Le notizie viaggiano alla velocità della luce e spesso inesatte quindi sento la necessità di specificare come stanno le cose. Non era una persona che avrebbe mai lasciato la sua famiglia e soprattutto – scrive – per come io stessa insieme a mia madre lo abbiamo trovato, vi dico che non è stato suicidio ma omicidio. Che nessuno osi dire o anche solo pensare che mio padre si sia suicidato”.

E intanto, nelle ultime ore emerge qualche dettaglio in più sulla lettera che Angelo Onorato avrebbe consegnato alla famiglia. “L’avvocato – avrebbe scritto la vittima – sa tutto: se mi succede qualcosa rivolgetevi a lui“. Le verifiche che gli inquirenti stanno portando avanti riguardano inevitabilmente la situazione economica di Angelo Onorato, e gli eventuali collegamenti con la tragedia di viale Regione siciliana. Secondo quanto trapelato, nella lettera ci sarebbero anche indicazioni più precise su chi avrebbe potuto e voluto danneggiarlo.

Come trapela nelle ultime ore, sono le immagini delle videocamere di sorveglianza ad avvalorare la tesi del suicidio.
Il suv di Onorato era parcheggiato in un punto cieco tra due telecamere di sorveglianza. Dalle registrazioni delle immagini è evidente che “nessun veicolo si è fermato nei pressi del Range Rover del professionista perché tutte le macchine “filmate” sono passate – come riporta l’agenzia ansa – in un tempo incompatibile con una sosta. Né è stato ripreso alcun passante a piedi. Le circostanze avvalorerebbero la tesi del suicidio, tranne ipotizzare che il killer si sia allontanato arrampicandosi sul muro, alto almeno due metri, che delimita l’autostrada per evitare di essere ripreso.

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