Una perizia shock, quella emersa dopo la richiesta del pubblico ministero: l’indagine è quella che riguarda Valeria Fioravanti, ragazza di 27 anni, morta nello scorso gennaio a causa di una meningite.
Questa è stata scambiata prima per una cefalea e poi, in un secondo controllo, per una lombo sciatalgia. Si tratta di quanto emerso dall’inchiesta che ha messo sotto la lente degli investigatori due ospedali in particolare. Il sospetto è quello che siano stati sottovalutati, in maniera colposa, i sintomi che causarono malessere alla ragazza. Tre i medici indagati.
Per ciò che riguarda i nosocomi, si tratta del policlinico Casilino, il primo ospedale in cui Fioravanti si è recata – dal quale ha ricevuto del Toradol per affrontare un mal di testa per un “movimento incongruo” mentre la giovane si lavava i capelli – ed il San Giovanni Addolorata, che ha scambiato la meningite per un mal di schiena. (continua sotto)
E adesso, i tre medici rischiano un processo per omicidio colposo. Non erano, infatti, stati eseguiti gli esami specifici richiesti. Troppa “superficialità”, dunque, nel trattamento della paziente. Come ha riportato il Secolo XIX “la mancata diagnosi e la somministrazione di un antinfiammatorio, che anestetizzava la ragazza dal dolore e non la guariva dalla meningite, l’ha di fatto condannata a morte“.
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La ragazza cercò in ogni modo di fare qualcosa, recandosi in tre ospedali diversi. L’ultima volta, poi, era arrivata al “San Giovanni”, le venne disposta una tac celebrale che evidenziò una meningite acuta in fase conclamata. Qualche giorno dopo venne ricoverata allo “Spallanzani”, dove Valeria perse poi la vita.
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